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Non abbiate paura del leader

“Il primo passo è far scegliere ai cittadini un presidente della Repubblica con poteri di governo, sul modello francese”.
Tra le tante idee e proposte, che si leggono nelle ultime settimane sui giornali, questa dell’onorevole Giorgio Stracquadanio è di sicuro la più convincente. Quella in grado di favorire davvero il tanto atteso salto di qualità del Pdl e di modernizzare una volta per tutte l’intero sistema democratico italiano.
La Seconda Repubblica, al di là di quello che pensano e dicono in tanti, a qualcosa è servita. Dalla discesa in campo del ’94, la politica ha semplificato tempi e linguaggi. E le distanze tra la base e il leader si sono di fatto accorciate. Quindi il passaggio dalla Repubblica dei partiti a quella degli elettori ha rappresentato il più interessante elemento di discontinuità con il passato. Con quegli anni segnati dal dominio delle segreterie e dalla gestione iper burocratica della cosa pubblica, in ossequi a un potere orizzontale che preservava idealmente i principi di democrazia ma che al contempo allontanava i cittadini dalle istituzioni.
L’autoreferenzialità del sistema politico italiano resiste pure ai giorni nostri, tutelato da regole vecchie che non possono certo essere utili a un mondo nuovo.
Lo schieramento conservatore, trasversale e ancora ben nutrito, punta quindi a demonizzare la figura del leader, facendo leva sulla paura di chi teme un insano concentramento di poteri. Dimenticando però che solo attraverso un’interazione diretta tra i cittadini e il loro presidente, si può esaltare il ruolo attivo del popolo e rendere più trasparente e libera la politica, epurata dalle troppe mediazioni e intromissioni di potentati e apparati preoccupati innanzitutto di non compromettere la loro sopravvivenza.
Un tale cambiamento ovviamente va realizzato con scrupolosa attenzione, senza sottovalutare il sistema di pesi e contrappesi, pensando all’equilibrio istituzionale ma pure alla reale efficienza dell’azione statale.
Non bisognerebbe quindi avere paura del leader. Ma di quelle lobbies che, dentro e fuori il parlamento, hanno solo interesse a salvaguardare se stesse.

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