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Nel mondo è Cristianofobia

I cristiani nel mondo sono due miliardi, un abitante della Terra su tre, ma non tutti godono della libertà religiosa.
Anzi, le cronache degli ultimi anni hanno visto aumentare vertiginosamente le aggressioni ai loro danni in numerosi Paesi del mondo, in testa la Corea del Nord dove non molto tempo fa una donna è stata uccisa perché colpevole di regalare copie della Bibbia. A perseguitare i seguaci di Gesù sono soprattutto gli Stati in cui la minoranza cristiana convive con prevalenti comunità indù e islamiche. Intervistato sull’argomento dal nostro quotidiano, il parlamentare del Pdl Renato Farina spiega ad esempio che «la situazione in Pakistan nonostante le proteste del governo italiano e della Santa Sede sta degenerando nell’indifferenza della comunità internazionale». «Vorrei segnalare – prosegue Farina – oltre al tema del Pakistan e della blasfemia, quello della persecuzione delle donne in quel medesimo Paese. Stiamo assistendo, infatti, ad un fenomeno spaventoso, cioè alla schiavitù di piccole ragazze in famiglie ricche dove sono vessate, come è accaduto alla ragazzina cristiana Shazia Bashir che è stata uccisa e oggi, proprio perché cristiana, non si trova un avvocato che possa accedere all’aula a costituirsi parte civile per questa famiglia. Segnalo anche la vicenda della persecuzione massiccia dei cristiani in Iraq, con il tentativo o di ghettizzarli, o di farli espatriare. La graduatoria stabilita da una Ong molto seria vede al primo posto la Corea del Nord; staccata di molto ma al secondo posto l’Iran, poi la Somalia. Quindi l’Arabia saudita, il Pakistan, l’Iraq, l’India e il Sudan. Questi sono Paesi molto importanti e credo che debba essere compito dell’Europa, oltre che specificatamente del l’Italia, di far valere un diritto umano senza il quale tutti gli altri crollano, il diritto alla libertà religiosa».
Per Farina la persecuzione dei cristiani o Cristianofobia «è perpetrata nella totale sordità del Consiglio d’Europa, l’organismo di 47 Stati che comprende anche Russia e Turchia». Ed è proprio in Turchia che si registra un’eccezionale grado di ostilità nei confronti dei cristiani: «c’è un elevatissima discriminazione, anche se nascosta. Essa – spiega l’esponente del Pd1 al Clandestino – non è applicata dal governo di Ankara, quanto dalle autorità locali». È però in Medio Oriente che si verificano alcuni tra gli episodi più gravi: «in Libano è in corso una progressiva espulsione dal Paese della comunità cristiana; i palestinesi trattano i cristiani come cittadini di serie B. Ma anche nel territorio d’Israele è sempre più difficile restare. Persino trasferire un sacerdote da una parrocchia ad un’altra è un affare di stato. Naturalmente per Israele parlare di persecuzione sarebbe improprio ed esagerato. Diciamo che si tratta di difficoltà a vivere. Paradossalmente oggi i cristiani vivono con minori disagi proprio in Siria». Per non parlare dell’Egitto: «la situazione dei cristiani copti è terribile. Il loro Papa è stato in prigione per molti anni. Ricordo che è pratica diffusa il rapimento di giovani donne copte e la loro conversione all’Islam con la forza». L’Italia intanto si sta battendo più di qualsiasi altro Paese perché nel mondo trovi pieno riconoscimento il diritto di culto. A questo proposito il governo italiano ha già lanciato la proposta di una conferenza internazionale sulla libertà, religiosa. Anche a Cipro la situazione è critica. Il governo turco cipriota ha proceduto alla distruzione o allo snaturamento di tutti i luoghi di culto ortodossi con incredibile danno al patrimonio culturale e alla facoltà di esercitare la fede. La zona turco cipriota è stata anche oggetto di un’immigrazione organizzata di popolazioni musulmane, pianificata per alterare l’identità dell’isola che oggi è in parte decristianizzata. Lo Stato nel quale la persecuzione ai danni dei cristiani è al tempo stesso più feroce e più recente è il Venezuela. «I vescovi – dice Renato Farina – raccontano di un pesantissimo attacco condotto da Chavez ai danni della comunità cristiana». Il dittatore sudamericano sta infatti favorendo l’introduzione di predicatori islamici nel suo Paese. L’accordo con l’Iran di Ahmadinejad ha permesso l’arrivo di imam non solo a Caracas ma in tutto il territorio, tanto è vero che iniziano a vedersi i primi casi di indios islamici (il Clandestino).

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