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Tripoli bel suol d’amore

Scritta da Giovanni Corvetto, giornalista del quotidiano La Stampa. La musica è di Colombino Arona. Correva l’anno 1911: esattamente un secolo fa. Un canto quasi sconosciuto ai posteri e che fa in un certo senso da colonna sonora alla prima impresa coloniale italiana.
Il 27 settembre, in un clima di forte consenso nazionale (favorevoli all’iniziativa bellica e diplomatica liberali, cattolici e buona parte del mondo sindacale e socialista) e con il sostegno mediatico del Corriere della Sera di Luigi Albertini, l’allora presidente del Consiglio Giovanni Giolitti ottenne dal re il beneplacito per l’invio dell’ultimatum alla Turchia, col quale si chiedeva di permettere l’occupazione italiana della Tripolitiana e della Cirenaica. L’ultimatum non fu rispettato dai turchi e fu guerra. Roma prevalse su Ankara e così il nostro Paese ebbe il suo nuovo «suol d’amore».
Solo 32 anni dopo, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, finiva l’avventura africana del nostro Paese. Era Il 23 gennaio del 1943, gli inglesi espugnarono Tripoli e Il tricolore innalzato dai marinai guidati da Umberto Cagni nel 1911 venne ammainato e al suo posto si alzò l’Union Jack.
La Libia e il Mediterraneo sono tornati, oggi, ad essere il centro del mondo. Vi proponiamo, dato che si tratta – al di là dei diversi giudizi che si possono avere su quel particolare evento storico – di un simbolo politico, culturale e di costume di un’epoca a noi non troppa lontana, il testo integrale di “Tripoli bel suol d’amore”:

Sai dove s’annida più florido il suol?
Sai dove sorride più magico il sol?
Sul mar che ci lega con l’Africa d’or,
la stella d’Italia ci addita un tesor.
Ci addita un tesor!
Tripoli, bel suol d’amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!
Naviga, o corazzata:
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli, terra incantata,
sarai italiana al rombo del cannon!

A te, marinaro, sia l’onda sentier.
Sia guida Fortuna per te, bersaglier.
Và e spera, soldato, vittoria è colà,
hai teco l’Italia che gridati:”Và!”

Tripoli, bel suol d’amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!
Naviga, o corazzata:
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli, terra incantata,
sarai italiana al rombo del cannon!

Al vento africano che Tripoli assal
già squillan le trombe,
la marcia real.
A Tripoli i turchi non regnano più:
già il nostro vessillo issato è lassù…

Tripoli, bel suol d’amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!
Naviga, o corazzata:
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli, terra incantata,
sarai italiana al rombo del cannon!

Su Youtube è possibile invece ascoltare la versione originale del canto scritto nel 1911 da Giovanni Corvetto.
http://www.youtube.com/watch?v=yslUUVO2Rnc&feature=related

 

Fonte: Il Predellino

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