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L’ombra di Schumi e il mito Ferrari

Proseguono i test delle vetture di Formula 1 sul circuito di Valencia e si cerca di fare una graduatoria delle forze in campo.
Anche oggi il più veloce è stato Felipe Massa, che ha migliorato il suo crono di ieri di quasi un secondo passando da 1’12”574 a 1’11’’722.
Difficile capire qualcosa da questi tempi, soprattutto alla luce dei nuovi regolamenti che hanno imposto vetture con serbatoi più capienti per potere terminare le gare senza più rifornire il carburante.
Il brasiliano ha però condotto nella mattinata un long – run in cui ha fatto spesso registrare dei tempi al di sopra dell’ 1’16’’, cosa questa che farebbe pensare ad una macchina appesantita in configurazione da gara.
Primo giorno di test invece per Lewis Hamilton con la McLaren Mercedes, che ha fatto registrare il terzo tempo con 1’12’’508.
Alle sue spalle Rosberg con la Mercedes staccato di pochi decimi.
C’è attesa per la seconda uscita, dopo quella di ieri, di Schumacher, che molto probabilmente fornirà un riscontro più veritiero sulla competitività della vettura di Ross Brawn.
Anche ieri il tedesco non aveva provato la vettura in mattinata lasciando lavorare il compagno Rosberg e studiando attentamente i dati telemetrici.
Viene da pensare che così come in passato in Ferrari anche in Mercedes il Kaiser imporrà la sua organizzazione del lavoro al box, differenziando compiti e strategie con il compagno.
Certamente ciò è comprensibile per il sette volte campione del mondo, che dal punto di vista del lavoro al box e della costanza in pista ha fatto i punti vincenti di una carriera difficilmente eguagliabile.
Rimane però qualche considerazione da fare alla luce degli ottimi tempi realizzati da Schumacher lo scorso pomeriggio.
Ci siamo forse scordati la memorabile conferenza stampa di agosto del Kaiser insieme al suo medico?
Vi ricordate cosa ci dissero? Ci spiegarono che Michael non avrebbe potuto sottoporsi alle sollecitazioni di una vettura di Formula 1 per almeno diversi mesi a causa dei postumi dell’incidente in moto.
Storia finita, niente ritorno in rosso, grandi lusinghe all’amico Badoer e ferraristi delusi per aver visto sfumata l’idea di rivedere il campione tedesco.
Ora a distanza di sei mesi qualche sospetto viene; non solo Michael ha sponsorizzato lo sfortunato Badoer, storicamente lontano dai tempi del Kaiser, ma è tornato in pista prima su una vettura di F 2 e ieri sulla monoposto Mercedes ha dimostrato di essere in gran forma.
Ci dobbiamo meravigliare? Personalmente no, a meno che non si conosca la natura perfezionista del campione tedesco e la sua innata qualità di saper fiutare il vento.
Schumacher andando alla Mercedes del genio Brawn ha scelto una delle vetture più competitive del momento e si è dimenticato in poco tempo di esser stato il testimonial della vettura più famosa della storia dell’automobilismo.
Molti tifosi non capiranno fino in fondo il gesto, ma Schumacher è questo, un calcolatore, un vincente indiscusso incapace però di capire cosa rappresenta per milioni di tifosi la Ferrari.
Tifosi che per anni hanno venerato e venerano lo sfortunato numero ventisette dell’indimenticabile uomo e campione quale era Gilles Villeneuve. Tifosi che hanno voluto bene all’italiano e compianto Michele Alboreto, che non hanno digerito l’arroganza del Professore Prost e che hanno gioito delle vittorie di Michael e della Ferrari.
Michael ha capito sin da agosto il divario tra le rossa e la Brawn GP (oggi Mercedez) e si è reso conto di quanto fosse difficile essere competitivi con quella vettura. Ha avuto inoltre il privilegio di osservare il lavoro e i numeri fatti da Raikkonen per portare alla vittoria la Ferrari nel Gran Premio di Spa, in Belgio, e ha preferito guardare altrove.
Tutto il resto, conferenza stampa, lacrime e diagnosi lasciano il tempo che trovano.
Da tifosi e sportivi ci dispiace, anche perché il team di Ross Brawn ha giocato lo scorso anno al limite del regolamento e non ci stupirebbe assistere anche quest’anno ad una formula 1 dai regolamenti ambigui che avvantaggia alcuni e penalizza gli altri.
Da ferraristi siamo abituati ormai da anni ad una federazione internazionale dell’automobile che fa di tutto per penalizzare non solo la Ferrari ma anche lo spettacolo e le regole di questo sport.
Rimpianti? Umanamente forse, sportivamente parlando la Ferrari ha fatto la scelta giusta: da una parte lo spagnolo Alonso che vanta la vittoria del mondiale 2006 contro Schumacher e una Ferrari assai più competitiva della Renault, dall’altra il brasiliano Massa che dopo aver rischiato di abbandonare le corse è più che mai determinato a rilanciare la sfida per il titolo.
Questo è lo stile Ferrari: due piloti di razza per una vettura che va oltre il tempo e oltre anche i suoi stessi piloti.

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