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L’eroismo di Pio XII e l’amicizia di Benedetto XVI verso gli ebrei

Non si può ridurre il riconoscimento dell’eroicità delle virtù di Pio XII a una mossa dal vago sapore antiebraico. A sgombrare il campo da questa suggestione mediatica c’è l’intera carriera di Ratzinger, da sempre in primo piano nel dialogo con gli ebrei. Basti pensare al sostegno con cui seppe accompagnare i gesti di Papa Wojtyla elaborando una vera e propria dottrina della riconciliazione con il popolo d’Israele. E a quella sua consapevolezza teologica che gli fece affermare: «La fede testimoniata nella Bibbia degli ebrei non è un’altra religione, ma il fondamento della fede». Basti valutare i suoi sforzi da Pontefice nel cammino della reciproca comprensione.
La realtà è che il gesto in favore di Pio XII rientra in quella preoccupazione per la verità che guida l’agire di Ratzinger. La stessa attenzione alla vicenda lo dimostra: il riconoscimento dell’eroicità delle virtù gli era già stato proposto tempo fa, ciononostante il Papa volle un supplemento di indagine per escludere qualsiasi dubbio.
Quello di sabato è un gesto spiazzante solo per gli sbuffi di politicamente conveniente sollevati dal polverone mediatico. Non c’è da temere: le virtù eroiche di Pio XII (accertate coi dovuti studi e con rispetto per la verità) non comprometteranno il dialogo né manipoleranno il dibattito storico. Casomai aiuteranno a mettere da parte uno spauracchio del Novecento che da troppo tempo crea divisioni. Ogni sforzo di ricerca del vero Eugenio Pacelli non può che contribuire (Da Tempi del 24 dicembre 2009).

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