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LE REAZIONI DELLA SENTENZA “ENGLARO”

«Il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari è fondato sulla disponibilità del bene “salute” da parte del diretto interessato e sfocia nel suo consenso informato ad una determinata prestazione sanitaria» scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza. «I pazienti in stato vegetativo permanente, che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare, non devono – si legge nelle motivazioni – in ogni caso, essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso possano, nel caso in cui la loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti». È questa la massima della sentenza emessa ieri dal Tar del Lazio relativa al ricorso del Movimento per la difesa del cittadino contro la direttiva del Ministro Sacconi che impone a Regioni e Asl di non interrompere la nutrizione artificiale ai pazienti nel contesto della vicenda Englaro. Immediatamente si è accesa la miccia del dibattito e le reazioni sono state accese da parte di tutti gli schieramenti politici. Nella sentenza, nella quale i giudici del Tar si dichiarano incompetenti a decidere in materia e sanciscono che appartenga alla giurisdizione ordinaria la competenza a decidere in materia, dichiarano alienabile il bene salute e che non si può obbligare una persona a nutrirsi e idratarsi ma ciò che emerge con veemenza, in linea con la sentenza che definì il caso Englaro, è che la volontà di chi si trovi in stato vegetativo permanente, quindi sia impossibilitato a esprimere il suo dissenso libero e consapevole alle cure, sia ricostruibile ex-post. Diverse le reazioni degli esponenti politici, il primo a esprimere la propria opinione è stato proprio il Ministro del Welfare per il quale è ora necessaria e urgente una “norma Englaro”. Una norma che sancisca, ha spiegato Sacconi, “l’inalienabile diritto all’alimentazione e all’idratazione per offrire una certezza normativa coerente con l’articolo 2 della Carta costituzionale e con il riconoscimento del valore della vita che è presente nella tradizione largamente condivisa del nostro popolo”. Secondo il sottosegretario con delega alla Bioetica Eugenia Roccella emerge una “interpretazione ideologica” da parte del Tar. “Su temi che riguardano la vita e la morte delle persone serve una norma di legge precisa e non la fantasia della giustizia amministrativa, che immaginiamo impegnata su temi più ordinari” commenta il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri.
“Sancire che la volontà di una persona possa essere ricostruita ex post, su base indiziaria, magari con una sentenza della magistratura, è un’affermazione che incarna in sé il virus del totalitarismo” aggiunge Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del PdL.
Per il senatore Ignazio Marino, uno dei candidati alla segreteria del Pd, “serve che il Parlamento voti una legge equilibrata sul testamento biologico” e “la sentenza del Tar è importantissima perché chiarisce una volta per tutte che idratazione e nutrizione artificiali sono delle terapie e come tali devono essere considerate”.
“Ancora una volta il ministro Sacconi si distingue per la sua arroganza. Anziché riflettere nel merito della sentenza e contribuire ad un confronto politico pacato, come è avvenuto sulle cure palliative, getta benzina sul fuoco”, rincara Livia Turco, ex ministro e parlamentare del Pd.

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