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La Storia

PERCHE’ LA STORIA?

Per avere una cultura politica occorre avere una interpretazione della storia. Oggi la memoria della storia italiana appartiene alla sinistra. Per questo occorre pensare ad una lettura della storia liberale. Dividiamo la storia d’Italia in periodi. E scegliamo alcune date: il ’43 – ’45; il ’48; il ’60; il’76/78; il ’92. Questo metodo coglie solo i momenti delle svolte politiche e certo lascia da parte molte cose. Ma al fine della formazione questo serve come schema di orientamento.

IL ’43 – ’45

La fine del fascismo determina anche la crisi del Risorgimento, di cui la monarchia dei Savoia era un pilastro. Il re abbandona Roma, raggiunge la parte d’Italia occupata dagli angloamericani e lascia l’esercito senza indicazione. L’esercito viene preso prigioniero dai tedeschi, condotto in Germania. Vi furono persino fucilazioni di soldati italiani da parte dei tedeschi . E’ la più grande umiliazione che possa capitare ad un popolo: il suo annientamento politico da parte dell’alleato. Per comprendere la storia dell’Italia repubblicana, occorre partire da questo drammatico fatto. Il popolo del Centro e del Nord si trova il corpo morto dello Stato nazione sulle braccia.

La Resistenza non nasce da sinistra o da destra: nasce da questo evento, la morte della nazione Stato. Essa sorge semplicemente dal fatto che lo Stato abbandonò la maggior parte del popolo e del territorio in mano all’alleato divenuto nemico.

La Resistenza nacque da uno stato di necessità ed i primi gruppi nacquero dai militari, specie del Sud, che riuscirono a sfuggire alla cattura dei tedeschi. I comunisti, che furono in minoranza nella Resistenza, perché erano in minoranza nel popolo, riuscirono ad appropriarsi politicamente di essa. Man mano che con il passare degli anni svaniva la memoria della Resistenza ne cresceva il mito. Esso è divenuto dominante oggi. Ed il mito comunista della Resistenza afferma che tutto ciò che viene prima della Resistenza e non è comunista (o socialista massimalista) è l’Italia da dimenticare: valida come archeologia, ma rimossa come memoria culturale, religiosa, civile e politica. Il Novecento che giunge ora nelle scuole grazie a Berlinguer è la memoria comunista della Resistenza divenuta lettura della storia d’Italia. Per questo occorre ricomprendere la storia: perché il regime postcomunista ci produce una antistoria d’Italia.

La Resistenza è l’evento centrale del postfascismo: ma il fatto reale non corrisponde al mito comunista La Resistenza fu un fatto nazionale, non un fatto rivoluzionario sociale, un fatto comunista. Gli “antifascisti” del ’97 hanno manifestato contro il grande biografo di Mussolini, Renzo DeFelice, per la sua demitizzazione della Resistenza ed hanno organizzato un convegno a Roma contro di lui .Come DeFelice scrisse, la maggioranza del paese fu estranea sia alla Resistenza sia allo Stato fascista rinato, la Repubblica sociale italiana. Ma nel complesso il sentimento del paese non era con la Repubblica di Mussolini: la Rsi fu un fenomeno di minoranza.

La fine dello Stato risorgimentale avvenne nel’46, con la vittoria della Repubblica come forma di Stato ed il rigetto della monarchia. La monarchia fu votata quasi dalla metà degli italiani: ci fu allora la divisione istituzionale tra il Centro-Nord. che votò in maggioranza repubblicano, ed il Sud, che votò in maggioranza monarchia. Il mito risorgimentale era finito nella immensa umiliazione della nazione, per opera sia dei tedeschi che degli angloamericani. L’identità italiana cessava di essere una fierezza. La crisi profonda dell’identità nazionale era palese nei fatti, anche se non era ancora giunta alla coscienza.

IL ’48

Il 18 aprile del’48 la Dc vince le elezioni politiche contro socialisti e comunisti uniti. La Dc che vince le elezioni è il partito di Luigi Sturzo: decisiva l’azione carismatica di PioXII, la grande capacità di creare militanza di Luigi Gedda vice presidente della Azione Cattolica, e, last but not least, la leadership politica di Alcide De Gasperi. Ma il seme da cui nasce la pianta democristiana è Sturzo. Prima di Sturzo, il movimento cattolico era diviso tra conservatori moderati e democratici, Sturzo diede a questo realtà culturalmente e socialmente vivissima, ma politicamente informe, una forma politica: e fu una forma cattolica liberale, fondata sulla libertà della famiglia, della scuola, degli enti locali, delle imprese, dei sindacati. Fu questa forma politica che divenne l’identità politica della Dc. Grazie ad essa, il movimento cattolico ebbe una componente antifascista, che scelse la via dell’esilio e di cui furono espressione Donati e Ferrari, che in esilio morirono.

La Dc di DeGasperi ritenne essenziale per la Dc la collaborazione dei partiti laici democratici: i socialdemocratici, i liberali ed i repubblicani. Vinte le elezione del 18 aprile, DeGasperi non aprì la crisi del suo governo con i partiti di centro.

La Dc che ebbe il consenso del popolo era l’erede del partito di don Sturzo. Don Sturzo venne definito da Piero Gobetti un “demiurgo” ed egli fu veramente l’inventore della Dc, una Dc in sintonia con la tradizione liberale e laica della cultura moderna italiana.

Vi era tuttavia nel mondo cattolico, una tradizione integrista, legata al fondatore dell’Università Cattolica, padre Agostino Gemelli, che, nel ’19, quando don Sturzo fondò il Partito popolare, Gemelli si oppose, chiedendo la formazione di un partito cattolico. L’integrismo di Gemelli gli consentì di vivere bene nel ventennio e, sulla scia del suo integrismo, nacque la sinistra democristiana, di ispirazione socialista e non più liberale: da essa vengono Dossetti e Fanfani, e, indirettamente La Pira. Un altro gruppo fu quello dei Laureati Cattolici, fondato da Giovanni Battista Montini, il futuro PaoloVI: Montini seguì l’influenza di un filosofo francese, Jacques Maritain, allora su posizioni antiliberali sul piano economico. Da Montini deriva un altro esponente della sinistra democristiana, Aldo Moro. Furono essi ad assumere nel ’54 la dirigenza della Dc ed a spostarla culturalmente da una posizione liberale in economia ad una posizione socialista e statalista. In questo caso il comunismo veniva visto non come un avversario ma come un concorrente.Sturzo vide con grande chiarezza ciò che stava accadendo nella Dc. Ed anche prima del ’54, l’anno della devoluzione della Dc a Fanfani: scriveva Sturzo il 4 ottobre del ’51 (con DeGasperi al governo): “Mi si domanda perchè continui a sostenere idee e ricordi di un liberalismo seppellito. Rispondo: il segreto della mia campagna non è strettamente economico. Io non ho nulla, non possiedo nulla, non desidero nulla. Ho lottato per tutta la vita per una libertà politica completa ma responsabile. La perdita della libetrtà economica, verso la quale si corre a gran passi in Italia, segnerà la perdita effettiva della libertà politica, anche se resteranno le forme elettive di un parlamento apparente che giorno per giorno segnerà la sua abdicazione di fronte alla burocrazia, ai sindacati ed agli enti economici, che formeranno la struttura del nuovo Stato: “Che Dio disperda la profezia”. Dio non l’ha dispersa e ha così mostrato che Luigi Sturzo era un vero profeta. Ciò che egli disse quando la DC non era ancora dominata dalla sinistra democristiana si è compiuto alla lettera, persino nei particolari. Sturzo ha descritto un ciclo storico e la sua drammatica conclusione è ora di fronte a noi. La fine dell’impero sovietico e la nascita di una grande domanda liberale nel mondo ed in Italia, nelle stesse terre dell’ex impero sovietico, ha aperto un spazio di luce. Sturzo ha tracciato il sentiero da cui Forza Italia è nata. La nostra nascita ha trasformato il sentiero in una grande strada. Certo, il regime dei comunisti, annunziato da Sturzo esiste. Ma una grande forza liberale è nata.

IL ’60

I fatti di Genova del ’60 sono decisivi. In quell’anno finisce l’anticomunismo democristiano ed inizia l’antifascismo di regime. E’ una data significativa nella storia della Repubblica. In se l’episodio che determina il passaggio è un evento minore. Un esponente della sinistra democristiana, Fernando Tambroni, costituisce, per incarico personale del presidente della Repubblica, leader di una sinistra democristiana, Giovanni Gronchi, un governo monocolore democristiano appoggiato dal Msi. La ragione di questo singolare espediente nasce dal fatto che Moro non vuole che si ricostituisca la maggioranza di centrodestra (con liberali, monarchici e missini) del precedente governo di Antonio Segni. Ed è così che nasce il governo Dc-Msi. Nasce per impedire il centrodestra ed è una operazione tutta guidata da uomini di sinistra. Ma il congresso nazionale del Msi, che si tiene a Genova, è reso impossibile da manifestazioni promosse dalla sinistra, in cui la polizia viene disarmata. La sinistra insorge in tutta Italia, la polizia spara a Roma ed a Reggio Emilia. Tambroni ha un sussulto di responsabilità e non si dimette. E’ cacciato dal governo. Poteva essere un episodio ed è invece un evento. Lo è perchè, nel periodo che dal ’54 al ’60, la Dc è diventata ben altra cosa dal partito che vinse le elezioni del ’48. La sinistra democristiana ha trasformato in pochi anni la Dc cattolico-liberale di De Gasperi in un partito filosocialista. E, visto i rapporti di totale subalternità organizzativa del Psi al Pci, obiettivamente non più hostis del comunismo italiano. Sturzo, che muore nel ’59, aveva visto giusto. Il governo Fanfani, che succede a Tambroni, legittima la rivolta genovese e riconosce le sue ragioni: per Fanfani i comunisti avevano ragione ed il governo monocolore democristiano era stato un pericolo per la democrazia. I sindacati divengono così i custodi della legittimità repubblicana. E quindi i comunisti. L’anticomunismo democristiano è finito. E nasce l’antifascismo di Stato. L’antifascismo diviene ora la vera norma base delle istituzioni e della politica italiana. Esso serve a creare un fronte di intesa politica che ha valore superiore alla distinzione tra democrazia e comunismo, tra Cattolicesimo e comunismo, tra maggioranza ed opposizione. E la piazza ha ora acquisito il diritto di abbattere un governo. Da quel momento nasce in Italia la spirale della violenza. Segni, eletto Capo dello Stato con il voto determinante del Msi, preparare una sorte di controprogetto dello Stato alla piazza, il famoso Piano Solo. E di lì comincia la deviazione dei servizi segreti. E, poco dopo, per il clima di violenza che si instaura, dopo la bomba della Banca dell’Agricoltura a Milano (1969) nasce a sinistra il terrorismo, che è anche una risposta alla collocazione sempre più rilevante del Pci nell’ambito del governo. La tragedia degli anni ’70 inizia così.

IL ’78

Il ’78 è l’anno terminale della involuzione democristiana. Nelle elezioni amministrative del ’75 i comunisti ottenevano una grande affermazione e conquistavano la stessa città simbolo, Roma e la regione Lazio. Questo punto d’arrivo è dovuto al fatto che il Psi non aveva mai adottato una linea anticomunista ed era rimasto legato idealmente e organizzativamente al Pci. In compenso, aveva portato nell’area di governo la Cgil, le Coop rosse e tutte le strutture parallele allo Stato che il Pci aveva costruito dagli ’40 in poi. La Dc, alleata con il Psi, si trascinava sempre più in direzione comunista. Aldo Moro decise così di governare assieme al Pci, visto che del resto, vi era già una stretta collaborazione con il Pci nei lavori parlamentari. La Dc era divisa in correnti che lottavano tra di loro nel voto in Parlamento, facendo mancare la maggioranza ai provvedimenti del governo invisi a questa o quella corrente: i voti dei comunisti (o le loro assenze) erano di fatto necessarie ed era stato un esponente di sè stesso, Giulio Andreotti, a modificare il regolamento della Camera dei Deputati in modo che fosse sottratta al governo ed affidata ai gruppi parlamentare la determinazione dell’agenda parlamentare. Dal regime parlamentare l’Italia passava al regime assembleare. Dopo le politiche del ’76, in cui Dc e Pci si erano egualmente affermati, Moro teorizzò che ci fossero “due vincitori” e che quindi insieme dovevano decidere del governo. Si trattava di una vera abdicazione politica della Dc, dovuta ad una abdicazione spirituale e culturale avvenuta ventanni prima. Ne nacque una singolare combinazione politica, un governo monocolore democristiano reso possibile dall’astensione di tutti gli altri partiti.

E questo esito non era dovuto ad una pressione del Pci, quanto alla perdita della Dc, la perdità della propria identità culturale e quindi del fondamento della fiducia in sè stessa. Non ci fu una vera opposizione interna a Moro, che poteva contare sull’appoggio di Paolo VI. Questa abdicazione di identità della Dc aveva radici anche nella grande crisi ecclesiastica postconciliare. E non fu dunque responsabilità del solo Moro, ma dell’insieme del partito cattolico. Moro non fece che governare politicamente un fenomeno reale, che egli stesso aveva determinato con l’apertura a sinistra degli anni ’60.

Eppure questo evento, scritto nella storia della Dc, non era scritto nella storia del paese. Ed a bloccarlo sopravvenne il terrorismo rosso.

Subito dopo la svolta verso i comunisti compiuta dai democristiani iniziò questo fenomeno inatteso. Il germe era stato posto dalla influenza che aveva avuto in Italia il pensiero di Mao-Tsè-Dung, il leader del comunismo cinese, che aveva contrapposto le “guardie rosse” al partito comunista cinese, invitandole a sparare sul quartier generale cioè sul partito. La cultura marxista era talmente dominante in Italia che si verificavano in essa i medesimi fenomeni che accadevano in Cina. Nasceva il terrorismo della cattedra, erano gli intellettuali di sinistra che giustificavano come nuovo pensiero marxista il terrorismo e la guerriglia urbana. A ciò si aggiungeva l’influenza in Italia della guerriglia sudamericana.

Nascevano così “due sinistre”, una radicalmente opposta all’altra: il Pci e i terroristi: nessun ruolo reale avevano tra i due schieramenti i partiti nati dalle scissione sia del Pci che delle Acli.

La cultura comunista era divenuta così dominante in Italia che la politica del paese era divisa tra comunisti di scuola sovietica e di scuola cinese.

E fu questa lotta che risolse il dramma politico italiano: con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro.

Furono solo le Brigate rosse ad eseguire l’operazione? O vi furono anche fattori esterni: servizi segreti, anche stranieri? Solo gli storici riusciranno a rispondere alla domanda. La domanda ha senso perchè la politica filo comunista di Moro creava difficoltà con gli Stati Uniti e con Israele. La politica italiana cambiò radicalmente. Era l’intesa di Moro con Paolo VI che sosteneva la politica della maggioranza democristiano-comunista. PaoloVI morì nell’agosto ’78. I due protagonisti cattolici del “compromesso storico” erano ambedue scomparsi. E veniva eletto Papa il cardinale di Cracovia, Karol Wojtyla, che apparteneva ad una cultura e ad una storia ben diverse da quelle di Paolo VI.

La Dc si sarebbe però ritrovata isolata e costretta a subire la politica comunista, se non fosse avvenuto un cambio inatteso ed imprevedibile nel Psi: la rottura culturale e politica del Psi con il leninismo. Bettino Craxi, eletto segretario del Psi perchè esponente di una corrente minoritaria riuscì quello che non era riuscito nè a Saragat nè a Nenni: portare il Psi su posizioni socialdemocratiche. Ed anche su posizioni occidentali: Craxi fu determinante per obbligare la Dc ad accettare lo schieramento dei missili nucleari strategici (cioè capaci di colpire il territorio sovietico) in Italia: e l’accettazione italiana fu la chiave di quella tedesca. Ciò fece di Craxi il leader della politica italiana per tutti gli anni ’80. Sino al 1992.

L’89

Il 1989 è l’inizio del crollo dell’Unione Sovietica. Non era prevedibile, anche se le notizie sulla crisi del sistema sovietico circolavano prima dell’89. Lo stesso avvento di Mikhail Gorbachov alla segreteria del Pcus nell’84 era il segno che il Pcus evolveva verso una linea diversa da quello dell’integrismo leninista. L’Unione Sovietica non reggeva le tecnologie intelligenti, non sosteneva il confronto con l’avvento dell’informatica che rende i singoli comunicanti ed esclude il controllo del pensiero che il leninismo aveva voluto introdurre. La prima vittima della società tecnologica è stata l’Unione Sovietica.

Il crollo del sistema sovietico è un evento complesso che ha liquidato la cultura di sinistra che era dominante anche in Occidente. Il marxismo non ha solo determinato il leninismo ed il sovietismo, ma ha anche influenzato tutto il mondo occidentale. Soprattutto dopo la Seconda Guerra mondiale.

Il marxismo fu una religione, una cultura, uno Stato, un esercito, un impero. Il Novecento è il secolo del marxismo. Il Novecento finisce con il 1989. Inizia un altro secolo. Forza Italia è un evento del nuovo tempo, è una espressione politica della cultura della televisione e del computer, che sprigionano creatività e comunicazione a livello interinviduale. Sono la negazione della massa su cui si fonda il comunismo e, sul suo modello, tutta la politica del Novecento, soprattutto quella totalitaria (fascismo e nazismo), ma anche quella democratica. Nella società italiana avviene un evento paradossale: a crollare sotto il muro di Berlino non è il Pci, ma sono i partiti democratici occidentali. La vera domanda politica, che è anche la domanda da cui nasce Forza Italia, è perchè questo è accaduto: perchè oggi il Pci è divenuto, con il Pds e con Rifondazione, il partito di governo: e la Dc, il Psi e gli altri partiti democratici sono caduti. La ragione è che, come si è detto nel corso di questo cenno storico, che la società italiana era divenuta culturalmente e praticamente dominata dai comunisti. Anche i partiti democratici ne avevano scelto il riferimento con cui confrontarsi, delineando le loro differenze politiche all’interno della cultura comunista. I partiti intendevano le istituzioni come loro strumento politico. Anche i partiti democratici erano sentiti come una nomenklatura chiusa. E siccome essi erano formalmente al governo ed i comunisti all’opposizione, la tempesta si abbattè sui partiti di governo: sulla Dc, sul Psi e sugli altri partiti del pentapartito.

IL ’92

E’ l’anno in cui scoppia la grande crisi dei partiti di governo. E’ accompagnata da vari segni premonitori.

La crisi nasce nella Dc, dilaniata dalla guerra delle correnti: una vera faida, senza esclusioni di colpi che condurrà quel partito all’estinzione. Parte di questa lotta delle correnti sono anche i referendum Segni, che la segreteria Forlani legittima come mezzo di pressione sul Psi, da cui vuole ottenere una legge proporzionale con premio di maggioranza assegnato a partiti apparentati per concorrervi: in sostanza, la legge proposta da DeGasperi nel ’53. In quel modo il Psi sarebbe stato legato anche elettoralmente alla DC: Craxi non escludeva quella possibilità. Il segretario del Psi temeva che la sinistra democristiana di DeMita pensasse di nuovo all’alleanza con il Pci, perchè Achille Occhetto aveva tentato uno stacco del Pci dalla tradizione della sinistra, cambiando il nome del Pci in Partito democratico della sinistra.

La segreteria Forlani permette che un democristiano di destra, Mario Segni promuova dei referendum che postulano l’instaurazione del sistema maggioritario, come mezzo di pressione sul segretario del Psi, perchè accetti, almeno come male minore, la proporzionale, con l’apparentamento di Dc e di Psi per ottenere il premio di maggioranza. I referendum nascono come lotta di correnti interne alla Dc, tra Forlani e Andreotti da un lato e De Mita dall’altro. La Corte Costituzionale boccia tutti i referendum maggioritari di Segni, salvo quello che limita ad un solo nome il voto di preferenza.

E tuttavia è su questo voto che si scatena la rivolta degli elettori contro la partitocrazia. L’elettore è attento e sa che la preferenza multipla consente le combinazioni della varie correnti, il capo corrente sceglie e trascina gli altri. Tutti i partiti, dalla Lega al Msi, si pronunciano contro la preferenza unica. Craxi invita gli elettori ad andare al mare. E gli elettori, contro tutti i partiti si pronunciano a maggioranza per la preferenza unica. In quel momento, l’unica soluzione possibile era lo scioglimento delle Camere, chiedendo all’elettore con le elezioni un riconoscimento della legittimità dei partiti. Ma Craxi, il più sensibile dei leader della maggioranza, non coglie la gravità dell’evento. La politica non è ormai più in contatto con il popolo.

Il secondo evento che indica la crisi del sistema è l’emersione della Lega Nord proprio nelle regioni che erano state la matrice della Dc: la Lombardia ed il Veneto. Si tratta di una protesta di cattolici contro l’unità dei cattolici attorno alla Dc voluta dai vescovi: la Lega è un fenomeno di dissidenza e di protesta politico religiosa di cattolici e solo più tardi tenterà una forma religiosa neopagana con il culto del dio Po. Una religione della terra, non del cielo, ma pur sempre una forma religiosa. Il suo successo nelle elezioni del’92 è il primo segno che l’unità dei cattolici attorno alla Dc comincia a scricchiolare.

Tuttavia nel ’92 i partiti di governo ottengono ancora la maggioranza, in Parlamento. Ma essi sono delegittimati in sè stessi e per questo non capiscono la gravità della situazione: non comprendono che il loro tempo è finito. E come ogni classe dirigente finita, organizzano essi stessi la loro deposizione. Contribuisce il presidente della Repubblica non risolvendo la crisi di governo con l’incarico a Craxi. Si dimette prima della scadenza del mandato. Il candidato designato dalla maggioranza pentapartita è Forlani: ma sono i democristiani (probabilmente andreottiani, Andreotti è colui che ha inventato i franchi tiratori) a fargli mancare i voti, la Dc si è suicidata. Ed è significativo che l’ultimo anello del suicidio della Dc sia un democristiano che è stato a lungo all’opposizione, come Pertini nel Psi. E’ questa la ragione per cui Marco Pannella lo candida. E’ singolare: Scalfaro è la vittoria della destra democristiana contro il centro sinistra democristiano. Le lotte intestine della Dc raggiungono ora il massimo livello. Sarà Scalfaro a determinare la possibilità definitiva della eliminazione della Dc: egli si allea, conformemente alla sua cultura politica moralista, con i giudici. La sua elezione indica che il pentapartito è finito: e la Procura di Milano può iniziare la sua azione. L’elezione di Scalfaro è l’atto finale del suicidio della Dc.

Nel ’92 e nel ’93 la Procura di Milano, che usa il carcere come tortura, mette sotto accusa i partiti di governo ed i loro esponenti nell’industria di Stato. Si ha il linciaggio giudiziario dei partiti di governo, e sempre in base al teorema del “non poteva non sapere”. Cade l’idea del carattere personale del reato: Borelli e DiPietro considerano i dirigenti dei partiti di governo come una associazione mafiosa. E per questo trattengono in carcere gli imputati sino a che non facciano dei nomi.

II Pds e Rifondazione comunista non sono indagati. Primo Greganti, un comunista duro, sembra persino gloriarsi del suo arresto. E viene rilasciato ed egli lo sapeva da tempo. La connessione tra un gruppo di procuratori della Repubblica e settori del Pds, organizzata da Violante appare ora in piena luce: lo scopo è la distruzione di tutti i partiti democratici occidentali. E la successione a loro del partito postcomunista.

La sinistra democristiana si allea immediatamente al disegno del Pds. Un esponente della sinistra di base, Mino Martinazzoli, sostituisce Arnaldo Forlani nella segreteria politica della Dc. Ed accetta il maggioritario che il segretario del Pds vuole e che è imposto dai referendum Segni per il maggioritario, ora resi legittimi dalla Corte Costituzionale che, nel ’90, non li aveva ammessi. La crisi travolge tutti i poteri. E’ la sinistra democristiana che, con Sergio Mattarella scrive la legge elettorale, un misto di maggioritario e di proporzionale. Ma il progetto di Martinazzoli è chiaro: porrà i democristiani di sinistra nel proporzionale e gli altri nel maggioritario. Il sistema elettorale, confezionato dalla sinistra democristiana, è fatto apposta per garantire la posizione eminente della sinistra democristiana. La guerra delle correnti sopravvive alla Dc, che ora cambia il suo nome in quello sturziano di Partito Popolare.

Nel ’93 gli eventi politici sono legati alla procura di Milano, che usa la stampa per trasformare i processi politici in linciaggi televisivi. Nel ’94 tutto è pronto perchè il Pds e la sinistra democristiana prendano assieme il potere. Ed invece questo non accade.

Tratto da ragionpolitica.it

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