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La politica prima di tutto

Dopo le note vicende delle ultime settimane, sembra che qualcosa, tra i palazzi romani del potere, si sia davvero fermato.
Il destino giudiziario del premier è tornato alla ribalta e il generale clima pare si sia ulteriormente incattivito.
Le reazioni, come al solito, sono diverse: c’è chi vuole rispondere colpo su colpo agli attacchi e chi invece invita a rasserenare gli animi per favorire un nuovo clima di collaborazione.
A perderci è la politica. Che passa inesorabilmente in secondo piano, surclassata da lotte mediatiche e svuotata da guerre di potere che alzano il tono della discussione e rallentano il cammino di governo e opposizione.
Ciò che rischia di danneggiare maggiormente il paese forse è proprio la retorica del rispetto, della collaborazione tra le parti. La formalità istituzionale, invece di rafforzare i contenuti,  appare come una forzatura che si perde in un titolo di giornale.
La migliore risposta, oggi, è tornare a fare il proprio dovere. Riprendere  il percorso delle riforme e rispettare  fino in fondo il volere, sovrano, degli elettori. Ripristinare, quindi, il primato della politica su tutto il resto. Il consenso ottenuto fino ad oggi dal centrodestra è figlio proprio dell’atteggiamento  deciso e pragmatico della maggioranza e del suo leader.
E per l’opposizione? Vale lo stesso ragionamento.
Se viviamo in un clima ostile e velenoso, la colpa è da addebitare anche a una minoranza parlamentare che è divenuta sempre più debole e ininfluente. Si è creato in pratica un vuoto, che alcuni media e altri centri di potere stanno provando, in maniera alquanto maldestra, a colmare. Le conseguenze di questa regressione culturale è sotto gli occhi di tutti.
Con l’elezione del nuovo segretario del Pd, si auspica quindi il ritorno a un confronto vero, anche duro ma non viziato da attacchi mediatici o dalla demagogia della cooperazione e delle responsabilità nazionale. Quella che fa vivere l’Italia in uno stato di perenne emergenza e che blocca sul nascere qualsiasi possibilità di evoluzione e ammodernamento.
Tra le aggressioni personali e la logorante propaganda di un inutile e controproducente pace armata, bisognerebbe scegliere una terza via: quella che conduce alla politica.

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