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Magistratura Indipendente contro proposte del governo sulla giustizia

Magistratura Indipendente esprime grande preoccupazione per le complesse e profonde riforme annunciate in tema di giustizia; riforme che vengono proposte in un clima di forti tensioni politiche ed istituzionali, che hanno impropriamente investito la stessa magistratura.
Pur non essendo ancora noti i dettagli delle proposte, che a quanto pare verranno definiti in CdM, desta preoccupazione – già sul piano del metodo – la scelta di imprimere un’accelerazione alle riforme della giustizia in un momento di crisi istituzionale particolarmente acuto, che forse suggerirebbe, su questioni di così alto profilo e di così enorme importanza per i diritti dei cittadini, una riflessione serena e corale, che in questo momento appare problematica
Si tratta di riforme che non rispondono all’esigenza di una giustizia più rapida e disattendono le aspettative dei cittadini, in quanto compromettono l’efficienza del processo e la stessa possibilità di rendere giustizia.
In particolare, si propone una riforma – chiamandola “processo breve” – che stabilisce termini di durata oltre i quali il processo si estingue, sostituendo così ad una giustizia, purtroppo spesso tardiva, una inaccettabile giustizia negata .
Nello stesso tempo si prospetta una riforma delle intercettazioni, che limiterà fortemente la possibilità di ricorrere a questo prezioso strumento di indagine e accertamento dei fatti.
Un argomento che merita riflessione è, invece, la necessità di rivedere le norme che disciplinano il divieto di pubblicazione degli atti d’indagine, al fine di tutelare in modo più efficace, anche per le stesse indagini, il segreto istruttorio e di evitare la diffusione mediatica di conversazioni irrilevanti per le indagini e per il processo.
Si propone la limitazione del potere del Pubblico Ministero di impugnare le sentenze di assoluzione, dimenticando quei i principi di parità tra accusa e difesa, già valorizzati dalla Corte costituzionale in occasione della parziale declaratoria di illegittimità costituzionale della legge n. 46 del 2006, e le stesse esigenze di giustizia di cui sono portatrici anche le vittime dei reati.
Si tende alla rottura del rapporto funzionale diretto tra Polizia Giudiziaria e Pubblico Ministero, rapporto virtuoso e che ha consentito ad entrambi importanti successi nella lotta alla criminalità organizzata, non meno che nella repressione di gravi reati, da chiunque commessi.
Si propone la separazione delle carriere tra Giudici e Pubblici Ministeri, con il rischio di attrarre questi ultimi nell’orbita del potere esecutivo, con possibili ricadute negative sull’autonomia e indipendenza nell’esercizio obbligatorio della azione penale, ciò che costituisce – sul piano processuale – il più efficace presidio del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Si propongono, infine, modifiche ai delicati sistemi di funzionamento della Corte costituzionale, organo cardine di presidio dei valori della Costituzione, e si delineano modifiche per il Consiglio Superiore della Magistratura e per il sistema disciplinare e di responsabilità civile dei magistrati, secondo un disegno che – a tacer d’altro – appare privo di un’organica visione delle funzioni di garanzia connesse all’attività di tali Istituzioni e al controllo di legalità esercitato dalla magistratura.
Magistratura Indipendente esprime pertanto la propria contrarietà all’impianto della riforma, che non porterà benefici al sistema giustizia, ma piuttosto contribuirà a vulnerare la possibilità stessa di rendere giustizia.
 
 
* Segretario Generale e Presidente di Magistratura indipendente
 

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