E’ stata una “beffa retroattiva”. Aggiungiamo nuovi strani termini, nel già complesso ed allegorico linguaggio del calcio mediatico. Ma sembra la maniera migliore per provare a descrivere quello che ieri sera avrà probabilmente provato José Mourinho. Il Porto, quello che una volta era il suo gioiellino, ha fatto tremare l’’Old Trafford e ha strappato ai diavoli rossi di Manchester un insperato 2 a 2. Proprio il risultato che serviva ai nerazzurri per poter continuare a sognare glorie europee ed incoronare definitivamente il suo mister. Ma Josè avrà consumato le sue unghie, causa incontrollabile tic nervoso, mentre assisteva al coraggio, alla personalità e all’intraprendenza dei suoi connazionali in Inghilterra, tra l’atro tecnicamente inferiori alla sua Inter. Ai campioni d’Italia è mancata proprio quella personalità, che il suo allenatore è però in grado di ostentare nei tubi catodici del Belpaese. Special One resta un personaggio mediatico dal valore assoluto: sa stare davanti ai microfoni meglio di qualunque altro nel mondo del calcio. Il suo carisma e il suo protagonismo stanno addirittura riscrivendo le regole del giornalismo sportivo italiano, risvegliandolo dopo decenni di eterno letargo. Ma il Re ieri sera era nudo dinanzi a quello che poteva essere e invece non è stato. Costretto ad ingoiare tutto in silenzio, perché per il suo personaggio, più che per se stesso, non può esserci spazio per i rimorsi e per i rimpianti.