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Io ho paura

Roma, sabato 5 dicembre, No Berlusconi day. Comizio contro il premier e contro i suoi elettori, la maggioranza degli italiani, come testimoniano gli applausi all’intervento in video di Giorgio Bocca secondo il quale Berlusconi «è presidente del Consiglio perché buona parte degli italiani è anti democratica ed è stata fascista».
Nessun incidente, nessuna contestazione. I giovani dei Club della Libertà – che avevano promosso per lo stesso giorno il Sì Berlusconi Day – rinunciano alla loro manifestazione (e dunque a un po’ della loro libertà) per non dare adito neppure al minimo rischio.
Milano, domenica 13 dicembre, il Popolo della Libertà è riunito alle spalle del Duomo, in una pacifica manifestazione in cui il premier chiede ai suoi sostenitori di essere “sereni e sicuri”, di non temere l’aggressione mediatica, giudiziaria e politica che il loro leader sta subendo. Il Popolo della Libertà è una forza tranquilla.
Un gruppo di contestatori arriva quasi sotto il palco, mescolandosi ai militanti del Popolo della Libertà, e disturba con grida, slogan e cartelli il discorso di Berlusconi. Come ogni nemico della democrazia gli antiberlusconiani cercano di impedire la parola, di far prevalere la violenza dell’aggressione sul diritto di manifestare. È il nuovo squadrismo spacciato per opposizione.
I militanti del Popolo della Libertà non reagiscono alla provocazione, non sanno nemmeno cos’è un “servizio d’ordine” in una manifestazione. Sono persone tranquille: giovani, lavoratori, pensionati, cittadini venuti in una giornata gelida a manifestare la loro vicinanza a chi li rappresenta e li difende. A costo del sacrificio personale.
È Silvio Berlusconi che riporta la calma e dal palco dice ai violenti: “Queste sono cose che noi non faremmo mai, noi siamo liberali, noi abbiamo la cultura del rispetto delle altre opinioni, mentre c’è chi sa solo insultare e offendere”.
Ecco perché il 5 dicembre a Roma non c’è stato nemmeno il minimo incidente e il 13 dicembre a Milano il leader del Popolo della Libertà è stato ferito, insultato, offeso al volto. Se è un mostro come lo dipingono, allora va fatto fuori.
La mano che ha colpito sarà quella di un folle, ma tanti hanno armato quella mano e tanti ancora oggi la difendono, condannando la vittima e giustificando l’aggressore.
Da ieri, per la prima volta in quindici anni, io – che ho attraversato gli anni di piombo durante il mio liceo – ho paura (www.ilpredellino.it).

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