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IN IRAN E’ IN GIOCO IL CAMMINO DELLA LIBERTA’

La comunità internazionale si riscopre a non gioire per ciò che accade in Iran.
Le democrazie occidentali dovrebbero vedere questo movimento popolare come l’ennesima conferma della libertà che vince sempre, di una storia che non è un ciclico ripresentarsi di democrazie e dittature ma una costante crescita della dignità dell’uomo e delle forme di rappresentanza.
Coloro che non sono stati a favore della Dottrina Bush dovrebbero vedere, in questo spontaneo movimento che prova ad abbattere un regime senza i carri armati yankee, la conferma delle loro ragioni.
Invece no. Anche Obama è cauto, anzi “preoccupato”.
Probabilmente perché aveva impostato la sua politica estera nel dialogo e nell’accondiscenza verso un dittatore, un leader che il suo popolo, appena ha avuto occasione e forza per parlare, sta rifiutando come un fungo (atomico) avvelenato.
Israele stesso non è contento. Perché il fantoccio Ahmadinejad, già simbolo del male presso la comunità internazionale, contribuisce alle loro ragioni di sicurezza più di un semisconosciuto Moussawi che gode del consenso di tutti (o quasi) i movimenti di protesta.
L’Europa è in forte difficoltà per non saper rinunciare agli accordi commerciali con il regime persiano.
Ma leader consapevoli dovrebbero saper usare la politica nei suoi strumenti variegati, non diventare fan di questa o quell’altra fazione.
Niente impedisce a Obama di dire: “Liberate coloro che avete incarcerato solo perché manifestavano, distendete i rapporti interni”. Chiedere non altre elezioni, non la sostituzione di Ahmadinejad, non interferire ufficialmente nello scontro politico interno al paese, ma aumentare la tensione dall’esterno, fare capire che il mondo li sta guardando. Inoltre, bisogna dare l’opportunità a questi ragazzi, a queste donne,  di parlare al mondo con le loro immagini, battersi per la libera circolazione dei giornalisti, per riapertura delle sedi di testate internazionali come Al-Arabiya.
Senza le immagini, finirà come a Piazza Tien An Men.
Se tutto ciò non accade, l’Occidente non potrà più lamentarsi dell’antisemitismo di Ahmadinejad, del pericolo nucleare e del “regime” iraniano.
Se tutto ciò non accade, dovremmo definitivamente ammettere di essere tornati alla Ragion di Stato medievale, cancellando secoli di illuminismo e tonnellate di letterature liberali che scrivevano di convivenza basata sulla libertà e sul suo cammino inarrestabile.
La Storia tornerà ad essere ciclica, con la miope Ragion di Stato e farla da padrona.
Il signor “opportunità” potrà scegliere indistintamente di accoppiarsi con l’affascinante “libertà” o la lasciva “tirannia”. La civiltà non sarà più un percorso, ma una mera variabile all’interno di uno scontro di potere.
Il Gran Ducato di Europa e il Regno delle Americhe alzeranno spesse mura ai loro confini preparandosi, definitivamente, alle invasioni barbariche.
Berlusconi ha detto di essere felice di aver vissuto in un periodo storico dove la più grande potenza mondiale era anche la più grande democrazia.
Quale sarà il risultato del prossimo giro di ruota della Storia? E’ in gioco oggi, in Iran.

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