L’attualità della riforma del sistema della giustizia dura ben più degli ultimi mesi, è l’anima di questa Seconda Repubblica cresciuta sulle ceneri di una violenta rivoluzione giudiziaria.La scorsa settimana, alcuni giornali, cercando di spiegare un presunto rallentamento del Governo nella riforma delle intercettazioni, hanno riportato la dichiarazione di “un noto esponente della maggioranza”, anonimo: .L’operato dei Governi si misura sulle riforme strutturali messe in atto per la crescita economica, sociale e civile del paese.Questo in un paese normale, ovvero ciò che l’Italia non è più da 15 anni.
Dalla rivoluzione giudiziaria, che ha cancellato i partiti che avevano per 50 anni garantito la democrazia, e sottoposto la lotta per il potere non più solo al popolo, ma anche alla benevolenza di giudici e poteri forti proprietari dei giornali, l’Italia non è più un paese normale. Abbiamo assistito al formarsi di un ceto politico-affaristico garantito dall’immunità sostanziale nei confronti di giornali e procure. E dall’altra parte, ad una persecuzione giudiziaria continua verso tutti coloro che si opponevano a tale disegno: prima Craxi, poi Berlusconi.
Abbiamo assistito a giunte arrestate in massa senza che un processo fosse neanche cominciato (in Abruzzo è successo sia nel ’93 che nel 2008). Ci sono giudici che per aver indagato gli avversari politici hanno fatto carriera nei partiti degli “onesti” (vedi D’Ambrosio). Altri sono diventati eroi, e hanno rischiato di diventare capi di Governo, per poi formare un partito e dare lezioni di moralità. Tutt’ora, in ogni parte d’Italia, chiunque può essere indagato, sputtanato, può perdere la propria reputazione e i propri affetti. Se poi questo avviene nel campo della politica la questione è più grave, perché si interferisce nella democrazia. Il vero dato è che, se ben difeso dai giornali politicamente e “lobbisticamente” corretti, nessun giudice è responsabile del proprio operato. Salvo che non tocchi gli intoccabili, come è successo a De Magistris o alla Forleo, ognuno fa carriera non per anzianità, ma per “favore mediatico”.
Questo è il vulnus, il virus che infetta la democrazia italiana da 15 anni. Per questo la riforma del sistema giudiziario, in primis del Csm e dell’uso delle intercettazioni, è una priorità di qualsiasi Governo che miri a riconsegnare questo paese alla civiltà.E bisogna farlo ora, non aspettare che il Governo perda la grande legittimità popolare che ha avuto dal voto. Se qualcuno, come un noto esponente della maggioranza, non ritiene questa riforma urgente “perché in fondo al momento non ci sono procedimenti penali in corso contro il premier”, allora o non ha visto la storia di questo paese o non capisce nulla di cosa significhi la politica, e sicuramente è cretino. Altrimenti possiamo detassare gli straordinari, fare meravigliose Finanziarie, cacciare i cattivoni immigrati, ma non azzardiamoci più, una volta andati al Governo con questa forza, a gridare alla persecuzione giudiziaria che sconvolge la democrazia. Altrimenti potremo pure essere vittime di persecuzioni, ma saremo sicuramente cretini.