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Giustizia, Alfano parla al Csm. Ferri (Mi) risponde

Si muove nuovamente il governo per riformare la giustizia? Sembra di sì. Sarà probabilmente domani a Montecitorio l’incontro tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Al centro del colloquio, appunto, la riforma della giustizia che il Cdm dovrebbe esaminare tra qualche settimana. Intanto il Guardasigilli si è recato al Consiglio superiore della magistratura e nel suo intervento ha avuto parole di apprezzamento per il Capo dello Stato, per il vice presidente del Csm Michele Vietti e ha annunciato – a proposito di uffici scoperti – un concorso tra pochi giorni per 350 posti da magistrato. Salirà così a 700 il numero di “nuove toghe” assunte da quando il politico agrigentino è titolare del dicastero della Giustizia.
Ma la maggioranza? Il neo ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, assicura che è coesa: “C’è un accordo sul processo breve, sul processo giusto, sui provvedimenti che il ministro Alfano definirà con la maggioranza. Ho l’impressione che si possa andare d’accordo, quindi mi pare che ci sia un percorso condiviso anche su questo”. Intanto, mentre parla Alfano, è evidente il gioco delle parti tra Vietti (laico eletto al Csm in quota Udc) e Casini. Infatti il primo, morbido, dichiara che “il Csm darà il proprio contributo alla proposta di riforma costituzionale sulla materia della giustizia, specificatamente inerente la sua attività ed il suo ruolo, se e quando disporrà di un testo di disegno di legge. Una giustizia efficiente è fattore di crescita del Paese, mentre una giustizia inefficiente è una zavorra che nessun paese moderno non può permettersi”, mentre il leader Udc fa il duro: “Sono quindici anni che aspettiamo una legge di riforma della giustizia, quando Alfano la presenterà siamo pronti a discuterne: certo è che non accetteremo una riforma della giustizia punitiva verso i magistrati”.
Altrettanto tagliente è l’esponente di Magistratura indipendente Cosimo Maria Ferri, già componente del CSM. Per Ferri: “La politica deve saper ascoltare e cogliere i suggerimenti che provengono dalla società, dalle istituzioni, dal mondo del lavoro. Parlamento e governo ascoltano l’università, i sindacati, si apre il confronto con la Confindustria, le Regioni, le Guardie Forestali. Si devono ascoltare anche i magistrati! Prendiamo atto delle risposte di Alfano al Consiglio superiore della magistratura a proposito di nuove assunzioni, ma il quadro è il seguente: mancano oggi più di 1000 magistrati su un organico di 9000. Dato già di per sé allarmante ma che preoccupa ancora di più se si pensa che l’ultima finanziaria ha previsto il blocco delle assunzioni fino al 2013 e che attualmente mancano le risorse economiche necessarie all’assunzione dei vincitori dell’ultimo concorso. Il rapporto Cepej ha già dimostrato la laboriosità e l’impegno dei magistrati italiani, confrontati con i colleghi europei. Si assicura il massimo impegno per riformare la giustizia: ebbene, dovrebbero essere abrogate, dunque, norme volute in forma bipartisan. Mi riferisco a due disposizioni che hanno creato non pochi problemi organizzativi agli uffici giudiziari: la prima relativa al divieto per i magistrati di prima nomina di svolgere funzioni requirenti e la seconda, sempre rivolta ai neo magistrati, relativa al divieto di svolgere inizialmente funzioni di giudice per le indagini preliminari e di giudice monocratico penale, funzioni quest’ultime che invece possono essere, per determinate materie, svolte dai magistrati onorari. È paradossale vietare ad un magistrato togato (in carriera) funzioni che possono essere svolte da un magistrato onorario. I magistrati – ha concluso Ferri – non hanno paura di una riforma della giustizia, che anzi auspicano laddove possa migliorare il servizio e rafforzare l’indipendenza esterne ed interna della magistratura”.

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