Politica

La verità vince sull’immagine, anche mediaticamente

Quasi 200 mila persone a Palermo, più di 600 mila giovani che si sono già iscritti alla GMG di Madrid (si celebrerà ad agosto 2011), 30 mila persone all’udienza di fine settembre (dove se ne aspettavano 9 mila), le folle festanti d’Inghilterra, i milioni di copie vendute dei suoi libri (3 milioni solo del libro su Gesù di cui si aspetta il seguito). E la lista potrebbe proseguire.
Certo, misurare la popolarità di un pontefice è sempre un’azione che lascia il tempo che trova, ma bisogna ammetterlo: stando ai numeri, come direbbero gli esperti, Benedetto XVI “funziona”. È non è un modo per difenderlo, quanto una considerazione giornalisticamente onesta sul fatto che ormai il cliché del papa “non mediatico rispetto al predecessore” va definitivamente congedato.
Benedetto XVI sta arrivando alla gente, tra l’altro in uno scenario mediatico più complicato di quello di Giovanni Paolo II. Ciò dimostra che la “mediaticità”, anche se va tanto di moda, non c’entra. Lo stesso Wojtyla, bisogna riconoscerlo, “funzionava” non solo per il piglio brillante ma perché era un cristiano autentico, e la gente se ne accorgeva.
Benedetto XVI con diverso stile, con un diverso carattere e in un diverso momento storico, sta ottenendo la stessa cosa. È la sostanza che s’impone sull’apparenza. È la sete di cose vere che c’è nel mondo.
“Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”, è il tema scelto dal Papa per la prossima giornata delle comunicazioni sociali. Mediti ogni cristiano. E meditino anche certi media, visto il costante calo delle vendite.
 
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