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Fondazioni liriche, defiscalizzazione dopo i sacrifici

In un clima di crescente polemica riguardo la manovra economica per il 2011, è il ministro dei Beni e delle Attività culturali a toccare per l’ennesima volta la questione  dei ‘tagli’, esprimendo la sua opinione in merito alle recenti proteste dei dipendenti della Scala e alle polemiche sul decreto di riforma delle Fondazioni lirico -sinfoniche durante un’intervista all’edizione Milanese de ‘la Repubblica’ .
“Il decreto numero 64 che è in discussione in Parlamento non prevede tagli, bensì pone le basi di una profonda riforma in questo settore” – è quanto afferma Sandro Bondi, che si dichiara “sconcertato dal tipo di reazione dei sindacati e di una parte del mondo della cultura che, invece di attaccarmi in maniera così scomposta, dovrebbe apprezzare il mio sforzo di rilanciare su nuove basi le fondazioni lirico sinfoniche” . Il Ministro ci tiene a ripetere che il decreto non taglia i fondi alle suddette fondazioni, tanto meno alla Scala di Milano ma, a quanto apprendiamo dalle sue parole, i sacrifici richiesti dalla manovra ad ogni ministero anche in questo campo non mancheranno.
“Il decreto non interverrà sui finanziamenti”, ribadisce Bondi. Ma ciò non toglie, e  par essere opinione ormai comune a tutti, che in un momento di crisi tutti devono accettare sacrifici.
In ogni caso per quel che concerne le fondazioni in questione, spiega Bondi al quotidiano, “gli interventi previsti non rappresentano ancora dei sacrifici, bensì incidono solo su alcuni dei nodi mai affrontati in questo ambito, in particolare sulla spesa fuori controllo che deriva dall’esplosione dei contratti integrativi in assenza del rinnovo del contratto nazionale”.
La principale difficoltà che incontra l’opera lirica nel Belpaese deriva dal fatto che abbiamo, per la ricchezza della storia italiana, ben 14 fondazioni lirico-sinfoniche, ognuna delle quali ha costi enormi senza che vi sia alcuna collaborazione fra di esse. Questo il nodo della situazione secondo Bondi. E aggiunge ancora: “I costi complessivi sono supportati quasi interamente dalle spalle dello Stato (60%), mentre la trasformazione dei vecchi enti lirici in fondazioni private ha contribuito solo nella misura del 7%”.
Rivolgendo uno sguardo al futuro, il ministro sostiene che, quando avremo superato i momenti più difficili della crisi economica, sarà sua intenzione proporre al Presidente del consiglio, al ministro Giulio Tremonti e all’intero governo un provvedimento di defiscalizzazione dei contributi privati alla cultura. E se secondo Sandro Bondi questo potrebbe essere l’unico strumento attraverso il quale poter sostenere quei settori del mondo della cultura che, per le loro caratteristiche, non possono sopravvivere senza l’aiuto dello Stato,  ci auguriamo che la crisi passi al più presto sperando, nel frattempo, che le fondazioni si tengano a galla.

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