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Fini esclude il voto anticipato. Solo quello?

E Gianfranco Fini finalmente parlò. Forte e chiaro? Solo in parte.
Nel salotto della domenica pomeriggio, ospite di Lucia Annunziata, il presidente della Camera non ha proprio vuotato il sacco, dopo lunghe ed estenuanti settimane di polemiche, ma ha almeno espresso opinioni significative su alcuni punti.
Non vuole essere il leader: “No se io avessi voluto esercitare una leadership personale mi sarei tenuto stretto un partito al 13%. Io invece credo nel Pdl. Credo in questo progetto”.
Smentisce le ipotesi di complotto e riconosce il “cortocircuito” tra la politica e il potere giudiziario.
Per questo non si scandalizza per lodi vari e surrogati: “Il lodo Alfano per via costituzionale può benissimo essere portato avanti dal Parlamento insieme al ddl per i processi brevi”.
Poi sulle ultime voci, che vorrebbero un cavaliere tentato a spedire tutti alle urne: “Le elezioni anticipate sarebbero il fallimento della legislatura”. E del Pdl: “Questa legislatura é nata con una maggioranza molto ampia, con la Lega, per Berlusconi. Si tratterebbe di spiegare agli italiani che con una maggioranza tanto alta non si riesce a governare; le spiegazioni a volte convincono, altre no. E poi questa legislatura nasce con un grande fatto politico di cui Berlusconi può menar vanto, la nascita del Pdl”.
Bene. Il progetto politico del centrodestra deve andare avanti. Siamo tutti d’accordo.
Ma perché Fini non ha escluso con la stessa convinzione eventuali cambi ai vertici della maggioranza? Governi tecnici o pastrocchi del genere, in stile prima repubblica? Magari auspicando in modo netto un Berlusconi da legislatura piena?
Forse è questo il nodo centrale. Il voto è escluso a priori. Ma possibili cambi al vertice a quanto pare no. Omissioni volontarie?
Da segnalare poi una successiva affermazione: “In ogni caso, nella Costituzione vigente nessuno, neanche il presidente del Consiglio, può sciogliere le Camere se non il Capo dello Stato”.
Che, volendo, si può pure interpretare così: il premier non ha comunque il potere di minacciare il ritorno al voto. Io non ho paura.
Nuovi esecutivi, o addirittura nuove maggioranze, non sarebbero invece certo una novità nel panorama istituzionale italiano.
Un veterano del calibro di Andreotti avrebbe detto: “A pensar male si fa peccato, ma..”

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