L’irrilevanza politica della sinistra italiana fa sì che il dibattito politico e culturale nel Paese si concentri nel centro destra.
Le recenti prese di posizione dell’ex leader di An fanno quindi discutere e vanno lette nel contesto di costruzione del PdL.
Anche Lodovico Festa, autorevole firma del Foglio, riflette sul comportamento di Fini con un articolo pubblicato dal quotidiano di Ferrara dal titolo democristian-decadente “Fini non sbaglia”.
Nell’analisi di Festa c’è un cattivo, Berlusconi, colpevole tra l’altro di non lasciare spazi all’opposizione e di non dedicarsi sufficientemente alla costituzione del PdL e un buono, Fini, che invece ‹‹è quasi costretto a difendere una dialettica dell’azione parlamentare che pare non interessare a Berlusconi. Infine la costituzione di un grande partito “conservatore” italiano, di cui il nostro paese ha bisogno, non può essere gestita nei ritagli di tempo››. Un osservatore attento come Festa, che pure muove qualche rilievo nei confronti del presidente della Camera, non può attribuire al premier le chiusure nei confronti di un’opposizione che si ostina a mantenere toni da guerra civile. Che ancora in periferia ricorre ai medesimi slogan e al consueto repertorio anti berlusconiano del quinquennio 2001-2006 che attinge ancora al mito della Resistenza come argine contro la presunta deriva cesaristica di una nazione che invece è solidamente libera e democratica.
Quanto a Fini, faccia bene il presidente della Camera. Cicchitto, capogruppo PdL a Montecitorio, ha elogiato la scelta di Fini di ispirarsi all’esempio di equilibrio testimoniato da Nilde Jotti. Auguri sinceri! Ma gli uomini si giudicano da ciò che fanno e da ciò che dicono.
E Fini, Fiuggi a parte, di mosse ne ha azzeccate pochine. L’elenco dei granchi? L’aborto di Meccanico nel ’96, Elefantino nel ’99, l’affondamento di Tremonti nel 2004, la critica al lancio del PdL nel 2007, la proposta di voto agli immigrati, l’attacco alla Chiesa sui rapporto col nazismo, i punti per una non riforma della Giustizia…e purtroppo potremmo andare avanti. Gianfranco Fini resta un grande protagonista del Popolo della Libertà. Ma esso potrà nascere solo se sarà animato liberamente dai patrimoni individuali e collettivi che vi stanno confluendo.
In questi anni il centro destra è cresciuto enormemente sul piano culturale e può vantare l’adesione di singoli intellettuali ma veri e propri pensatoi, ovvero le fondazioni che lavorano con successo ormai da anni: FareFuturo, Craxi, Magna Charta, Ideazione solo per citarne alcune.
E il nuovo grande partito unitario del centro destra italiano – ci permettiamo di contraddire Festa per l’ultima volta – non sarà conservatore, ma riformista.
Riformista è la famiglia europea cui naturalmente appartiene, quella dei Popolari, riformista è la stragrande maggioranza della sua classe dirigente e la totalità dei suoi ministri, riformista è il suo patrimonio culturale vincente, riformista è l’azione del governo che sostiene, riformista è la sua storia e riformista è il suo fondatore e leader, riformista è soprattutto il suo elettorato.
Al Popolo della Libertà manca solo una cosa: la generosità di concedere più spazio ai tanti giovani capaci che lo meritano.