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Esclusiva del Predellino: intervista a Sgarbi sul caso Spatuzza

Sgarbi racconta, in esclusiva, al Predellino chi voleva e chi non voleva il 41 bis. Cronache surreali di un coinvolgimento annunciato (Berlusconi incastrato da un mafioso) e di un fatto inconsistente.
Onorevole Sgarbi, la settimana scorsa ci siamo inventati un nuovo rito italiano: il “venerdì del pentito” con le rivelazioni del mafioso mistico…
L’effetto giornalistico delle dichiarazioni del pentito c’è stato, anche con riflessi internazionali e schizzi di fango. Ma a  me sembra che siamo di fronte ad una assenza di ipotesi di reato, anche a voler dare massimo credito al pentito. Il pentito si è pentito e ha detto quello che dice di sapere. Ma ciò che sa non corrisponde a ciò che ha vissuto in prima persona; bensì a ciò che gli ha riferito un’altro. Anche ammesso che l’altro, il Graviano, gli abbia confidato l’assoluta verità, siamo di fronte soltanto a parole. Non ci sono atti delittuosi, non ci sono persone che hanno patito danno. Ammettiamo per un attimo di credere al racconto: io incontro Graviano a via Veneto in un momento in cui non ho ancora il potere e dico:  se andremo al governo faremmo delle leggi che possono esservi gradite…
Già ma è proprio questo il paradosso siciliano: la mafia non vuole il carcere duro; Berlusconi conferma e inasprisce il carcere duro; Spatuzza sta a regime di carcere duro; e parlando male di Berlusconi che spera? Di essere liberato dal carcere duro.
Sgarbi, Pannella, Taradash non volevano il carcere duro! 52 parlamentari all’epoca si pronunciarono contro il 41 bis, per ragioni di diritto. È possibile che la mafia rispetto a uno che ti dice “ridurrò il carcere duro” fa confluire i suoi voti? Io ho parlato anche in quartieri mafiosi di Palermo ed ho espresso il mio pensiero: neppure il peggiore dei mafiosi merita quelle restrizioni personali che sono previste dal regime carcerario del 41 bis. Ma la mia è una posizione programmatica, non certo un patteggiamento con la mafia.  Viceversa, se Berlusconi va al potere e,  invece di togliere, potenzia il carcere duro dov’è il delitto? Non c’è.
Poi ci sono gli aspetti surreali gotici della vicenda: pensare ad esempio che Berlusconi potesse essere il mandante della uccisione della sua “gallina dalle uova d’oro”, Maurizio Costanzo…
Questo però non è neppure nelle dichiarazioni di Spatuzza. Le stragi le ha fatte Graviano. Anche ammettendo di credere che Berlusconi abbia potuto incontrare Graviano, non c’è nessun rapporto consequenziale.
Anche lei è stato accusato da un pentito. In che cosa sarebbe consistita la mafiosità del professor Sgarbi?
Anche qui nessun fatto. Io avrei compiuto dichiarazioni “favorevoli alla mafia”, e compiendo delle visite in carcere come è nel diritto e nel dovere dei parlamentari avrei espresso una attitudine “favorevole” a certi mafiosi. Su queste cose inconsistenti hanno costruito una indagine insensata, come se io avessi avuto dei vantaggi dalla mafia. Né li ho avuti, né li ho dati!
“Perdono”, “pentimento”: nel dibattito sulla giustizia ci si arrovella su concetti di sublime derivazione teologica e a volte tragicamente applicati. Non sarebbe il caso di laicizzare il discorso e introdurre una maggiore razionalità nei metodi inquirenti?
Di fatto il pentimento è stato lo strumento con il quale è stato distrutto il nerbo centrale della mafia che era l’omertà. Ma una volta distrutta l’omertà chiunque ha cominciato a dire ciò che vuole. Uno strumento efficace è stato stravolto (Da Il Predellino del 7 dicembre 2009).

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