Archivio Attualità

Englaro: riflettendoci politically scorrect

Ci sono molti modi di leggere il conflitto tra il Capo del Governo e il Capo dello Stato a proposito della vicenda Englaro. Quello più convincente è ancora una volta del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga che “A voce alta” ha pubblicato ieri e che è rinvenibile nella sezione Interni.
In sostanza Cossiga spiega 5 cose:
1.    Non esistono precedenti nell’intervento di Napolitano;
2.    Il no di Napolitano ha motivazioni culturali, ideologiche, politiche e non costituzionali.
3.    Napolitano è stretto tra il Pd e la coppia Grillo/Di Pietro
4.    E’ stato Fini ad aprire la strada a Napolitano
5.    Cambia il rapporto tra Vaticano e Quirinale.
Sulla scorta del ragionamento del presidente Cossiga, proviamo a svolgere, a voce alta naturalmente, qualche riflessione politically scorrect:
1.    Fini dovrebbe ambire al ruolo di successore di Berlusconi. Eppure, l’uomo degli strappi (fascismo, fecondazione assistita, Israele, Chiesa e nazismo…) trova sempre il modo di finire minoranza nel governo, nel PdL e, stavolta, pure in An. Come si fa a schierarsi con Napolitano nel momento in cui questi prova a porre sotto tutela la legittima facoltà del governo di esercitare i propri poteri e di governare il Paese?        E’ sconfortante che l’iter legislativo urgente richiesto dal Capo del Governo debba partire dal Senato!
2.    L’iniziativa di Napolitano ha giovato al centro destra, ricompattandolo, e ha penalizzato l’opposizione. Infatti: il governo si è compattamente schierato col premier, Veltroni e il Pd si sono ancora una volta “scoperti” nei confronti dell’elettorato cattolico, in Vaticano hanno verificato una volta in più chi tuteli certi valori e infine l’ingerenza dell’ex migliorista del Pci apre un fronte assai caro al centro destra, quello del presidenzialismo. Infatti, se un presidente-garante della costituzione-punto e basta come Napolitano agisce da inquilino dell’Eliseo e non del Quirinale, allora c’è da affrontare seriamente il tema della riforma costituzionale. Inoltre, va sottolineato il dato politico forse più rilevante: assumendo all’unanimità questa decisione, pienamente condivisa anche da laici e non credenti come Altero Matteoli e Renato Brunetta, l’esecutivo ha dato prova di essere a pieno titolo un governo pro Vita. Ha vinto lo sbeffeggiato Giuliano Ferrara che sul tema della vita, a proprie spese, ha acceso un enorme riflettore appena un anno fa. Hanno vinto tutti quelli che nel PdL si sono in questi anni battuti per affermare la cultura della Vita contro la cultura della morte. Il Popolo della Libertà è diventato il Popolo della Vita.

Riguardo l'autore

vocealta