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Da Il Predellino l’intervista a Sergio Pizzolante: “I riformisti del PdL in prima fila per una democrazia governante”

La Fondazione Craxi ha promosso a Roma un convegno sul tema della “democrazia governante” con la partecipazione di Stefania Craxi, Luca Antonini, Sandro Bondi, Roberto Calderoli, Ignazio La Russa, Nicola Latorre, Maurizio Sacconi e Carlo Vizzini.
Il Predellino ha intervistato in proposito il presidente del Comitato economico sociale della Fondazione Craxi, l’on.Sergio Pizzolante.

Onorevole Pizzolante, può spiegarci il concetto di “democrazia governante”, l’intuizione di Craxi e l’attualità della cosiddetta Grande Riforma?
Già nel 1976 Bettino Craxi diceva che il tema della democrazia andava rivisitato, che andava cambiata la seconda parte della Costituzione, frutto del compromesso cattocomunista del dopo guerra . Una proposta che mai nessuno aveva osato fare e dalla quale scaturì il fenomeno dell’anticraxismo. Il leader socialista già allora proponeva più poteri al governo, la trasformazione del sistema bicamerale “perfetto” dando alla Camera il potere di legiferare e al Senato quello di rappresentanza delle Regioni; la riduzione del numero dei parlamentari; la diminuzione dei tempi parlamentari; il ruolo della Magistratura che già allora smetteva di essere un ordine giudiziario, (come la Costituzione prevedeva e prevede che sia), per diventare un potere politico che rischia, tuttora di compromettere lo stato di democrazia. Tutti temi al passo con le richieste che i cittadini  rivolgono oggi alla politica.

Perché la Fondazione Craxi promuove un convegno sulle Riforme a 48 ore dal Congresso del Pdl?
Per porre all’interno del dibattito del nuovo partito, proprio queste tematiche. Ieri abbiamo votato il Federalismo fiscale che porterà a una riorganizzazione delle competenze delle Stato, a un più virtuoso riparto finanziario tra Stato, Regioni, ed Enti Locali. Questo però deve essere visto come punto di partenza, non di arrivo. I passi successivi dovranno riguardare la riforma nel senso della “democrazia governante”.
Noi oggi eleggiamo il capo del Governo  ma formalmente non è così. Occorre puntare a un’elezione diretta del premier, occorre dargli potere: quello di sciogliere le Camere; di procedere al “totoministri” qualora la situazione lo richieda. Sicuramente, poi, è necessario affrontare il tema  del bicameralismo, come intuì Craxi, attraverso la diversa attribuzione di poteri e competenze tra Camera e Senato. I regolamenti parlamentari: costruire un rapporto diverso tra Parlamento e Commissioni. Non si possono tenere i deputati tre giorni alla settimana a schiacciare un tasto in Aula per qualsiasi argomento ci sia in trattazione. La gran parte del lavoro dovrebbe svolgersi all’interno delle Commissioni e arrivare in Aula solo quando il tema sia di grande rilevanza politica. Infine: la definizione dei poteri del Presidente della Repubblica e del Presidente del  Consiglio. Urgente, per concludere, la riforma di un sistema giudiziario  sempre più invadente.

Riuscirà il Pdl a portare avanti queste riforme?
Alcune potranno essere semplici da realizzare, altre più impegnative…

Quali?
Penso che quella più ostica rimanga quella del sistema giudiziario. La sinistra, una parte dei rappresentanti del mondo economico e dei mass-media hanno utilizzato i magistrati contro i loro avversari politici e oggi si ritrovano loro stessi succubi del potere giudiziario. Pensiamo al periodo di Tangentopoli quando sia la sinistra ma anche una parte della destra ha sfruttato politicamente l’iniziativa di certe Procure.

Quale sarà il ruolo dei riformisti craxiani all’interno del Pdl?
Il nostro compito sarà quello di fare una battaglia affinché questa democrazia diventi una democrazia governante. Noi abbiamo il compito storico di immaginare un welfare, come sta portando bene  avanti Sacconi, capace di soccorrere il bisogno ma anche di valorizzare il merito.
Dobbiamo contribuire a ridare, dopo una fase acuta di antipolitica, fiducia ai cittadini e ridare al Governo la possibilità di legiferare ed apportare quei cambiamenti e quelle riforme già avviate.
D’altronde basta osservare l’operato di Tremonti, che viene da quell’area lì, per capire quanto ci sia di attuale nel riformismo craxiano.

 

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