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Loro delinquono, noi paghiamo

‹‹Questi criminali devo scontare la pena nel loro Paese››. A parlare è il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo sull’arresto dei rumeni colpevoli dell’ormai famigerato stupro di Guidonia. Uno stupro tanto efferato quanto casuale. «Abbiamo violentato quella ragazza solo perché la macchina aveva un portabagagli grande e potevamo rinchiuderci il fidanzato». Comincia così l’agghiacciante confessione di uno dei romeni che giovedì scorso, a Guidonia, hanno violentato una ragazza di ventuno anni ed imprigionato nel bagagliaio dell’auto il fidanzato.

‹‹Poche ore prima – continua il racconto agli inquirenti – avevamo rapinato altri due giovani che si erano appartati lì vicino. Avevamo deciso di violentare la ragazza, ma siamo stati costretti a lasciar perdere perché la loro auto, una Ford Ka, era troppa piccola: non saremmo riusciti a chiudere il suo ragazzo nel bagagliaio. Così quando abbiamo visto la Fiesta l’abbiamo fatto: abbiamo bloccato il ragazzo e lo abbiamo chiuso dietro. Poi, a turno, abbiamo violentato la donna dentro l’auto››. Prosegue così il racconto della furia del branco che, soddisfatta la propria ‹‹voglia di divertirsi››, con spietatezza  lucida e feroce porta a casa le scarpe da ginnastica tolte al fidanzato chiuso nel portabagagli, la collana e gli occhiali da sole della ragazza.

Particolari raccapriccianti e un copione che ricorda molto il caso-Reggiani, la donna assalita a Roma il 30 ottobre 2007 nei pressi della stazione ferroviaria di Tor di Quinto da un rumeno e morta pochi giorni dopo a causa delle lesioni riportate. Fece  scalpore la sentenza con cui la Corte ‹‹pur valutando la scelleratezza e l’odiosità del fatto›› rilevò che sia l’omicidio sia la violenza sessuale erano  scaturiti ‹‹del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori contingenti››, lo stato di completa ubriachezza e di ira per un violento recente litigio sostenuto dall’imputato e la resistenza da parte della vittima.

Oggi come allora cresce lo sdegno da parte dei cittadini, sempre più in pericolo nelle proprie città e con minore fiducia nei confronti della certezza della pena, che si manifesta nei modi più disparati. Dal tentato linciaggio delle belve romene fermate a Guidonia alla creazioni di gruppi on line che rivolgono un appello ai giudici chiedendone l’inflessibilità o si appellano al Governo perché, alla luce degli ultimi, deprecabili fatti, consideri l’opportunità di riformare il codice al fine d’inasprire ulteriormente le pene.

L’articolo 609-bis del Codice Penale punisce infatti la violenza sessuale con la reclusione da 5 a 10 anni e tra le varie aggravanti contempla anche la violenza di gruppo, i cui coautori sono punibili con una pena che va dai 6 ai 12 anni di reclusione.
Dodici anni dunque il massimo della pena, con attenuanti varie ed eventuali, nei confronti di questi criminale che hanno scioccato un Paese intero.
Dodici anni nelle carceri italiane dotate di servizi igienici, acqua calda, docce, servizi di barbiere e di parrucchiere, tre pasti regolari al giorno approvati dall’Istituto nazionale della nutrizione (che ne ha attestato l’adeguatezza delle porzioni, nonché la qualità nutrizionale delle medesime), infine l’assistenza sanitaria completa. Dodici anni a spese dei cittadini italiani.

Come Frattini, anche noi diciamo, A voce alta, ‹‹questi cittadini devono scontare la pena nel loro Paese››.

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