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Corsa PD: Bersani mette la freccia. Ma è solo una retromarcia

L’estate sta per decretare il sorpasso. Solo qualche settimana fa, il reggente Dario Franceschini, forte dei suoi annunci su internet e degli spazi riservati da giornali e tv, sembrava nettamente favorito. L’annunciata e prevedibile discesa in campo dell’ex ministro Pierluigi Bersani non aveva attratto lo stesso interesse. L’ex Pci, tra l’altro, era stato, da subito, costretto a difendersi e a liberarsi da quella scomoda etichetta di “uomo d’apparato”. Quasi una bestemmia in un partito che si sforza ogni giorno di dimostrare al mondo di essere cambiato, moderno e vicino alla società civile.
Ma  proprio quell’etichetta, ironia della sorte, rappresenta l’asso nella manica per Bersani. Che non avrà lo stesso fascino dell’omonimo cantautore Samuele, ma è apprezzato e rispettato da chi nel PD può vantare ancora una certa influenza. Stando infatti alle indiscrezioni giornalistiche delle ultime ore, la stragrande maggioranza dei segretari, presidenti e in generale dei dirigenti del partito sostiene l’ex ministro. Altro non trascurabile aneddoto: i veltroniani – e non è cosa da poco –  mollano il buon Dario a favore di Pierluigi. Per tanti osservatori, questo basta e avanza a spostare gli equilibri e a decretare la vittoria dell’emiliano.
Si tratterebbe – come è ovvio – di un ritorno in grande stile al passato. A quel modello e a quella cultura che, al di là di tutto, fecero la fortuna del partito comunista più grande d’Europa.

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