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CASO TOTAL: difendere gli Italiani nel Mondo

La Total ha finalmente raggiunto un accordo con le forze sindacali dei lavoratori della Raffineria di Lindsey. Come risultato il colosso petrolifero francese assumerà 102 lavoratori IN PIU’ rispetto alla forza lavoro prevista originariamente.
Ripercorro brevemente gli avvenimenti accaduti:
La ditta Siciliana IREM vince un appalto per la costruzione di un nuovo impianto nella raffineria inglese Total di Lindsey.
Il piano dei lavori prevede l’impiego nel cantiere in Inghilterra di 200 operai della IREM (che risultano essere di nazionalità italiana e portoghese). Nella raffineria di Total esplode una contestazione molto aspra volta a denunciare un ingiusto utilizzo di lavoratori stranieri invece di nazionali inglesi.
La manifestazione e il conseguente sciopero dei lavoratori inglesi ha colpito molto l’opinione pubblica europea; subito la reazione internazionale e’ stata di considerare deplorevole il comportamento razzista dei lavoratori della raffineria della Total. Dopo qualche giorno di tensione l’epilogo descritto nell’apertura di questo articolo.
Personalmente non ho preconcetti sull’utilizzo di lavoratori stranieri; anche io sono un lavoratore straniero in un paese straniero: sono Italiano e lavoro in Inghilterra. Sono alcuni anni in verità che lavoro in paesi esteri ma non mi era mai capitato di leggere che ci si potesse opporre all’assunzione di lavoratori di una particolare cittadinanza e il fattore grave nella vicenda e’ che alla fine hanno avuto ragione i lavoratori che hanno contestato!
Il primo sconcertante fatto e’ che i lavoratori della raffineria della Total non hanno protestato per la perdita di posti di lavoro esistenti (uno dei piu’ frequenti obiettivi delle manifestazioni sindacali nostrane…) ma per evitare che venissero utilizzate forze lavorative di nazionalita’ diversa da quella inglese. Non e’ sbagliato parlare di razzismo se vediamo la vicenda sotto questa luce a mio modesto avviso. La societa’ Siciliana IREM, che ha vinto l’appalto con Total tramite regolare gara, ha effettivamente ottenuto il diritto di eseguire una prestazione straordinaria presso l’impianto di Lindsay. Mi sembra nel pieno diritto della IREM scegliere ed utilizzare la forza lavoro specializzata che ritiene piu’ opportuna per portare a termine la prestazione. Peraltro i 200 lavoratori indicati dalla stessa societa’ verranno impiegati per eseguire specificatamente questo singolo progetto; non si e’ mai parlato di nuovi assunzioni da parte di Total, ma di un lavoro svolto da terzi.
Tenendo ben presente quanto appena esposto, nasce il secondo sconcertante fatto: la Total alla fine di diversi giorni di negoziato con i sindacati inglesi coinvolti nello sciopero ha deciso di assumere 102 lavoratori in piu’. Praticamente un ingiustificato e censurabile rifiuto alla collaborazione (perche’ di questa si parla) dei lavoratori inglesi con i lavoratori Italiani e Portoghesi costringe una societa’ (che si regge su principi economici e di efficienza) ad assumere degli operai Inglesi di cui non ha bisogno (e quindi ad aumentare i propri costi in maniera ingiustificata).
Ecco direi che se il primo fatto fa configurare un certo istinto razzista dei lavoratori Inglesi nei confronti dei colleghi della IREM, il secondo fa diventare la forza lavoro un mero elemento di negoziazione (ricatto?) da parte di chi può strumentalizzarla.
I giornali hanno posto l’accento sulla natura razzista della manifestazione. L’argomento ha suscitato due tipi di reazione: da una parte i cittadini Inglesi volti a difendere i “diritti” (che nessuno ha mai tentato di ledere) dei propri connazionali, dall’altra gli altri cittadini Europei indignati da tale dimostrazione. Nessuno però punta il dito sull’assurdità di tutto: la Total non avrebbe assunto gli operai che lavorano sotto contratto con IREM; ma adesso si e’ trovata costretta ad assumerne 102 nuovi che causeranno un aumento dei costi imprevisto e inefficiente.
Ormai non se ne parla già più e rimarrà solamente il problema della Total di dover gestire un soprannumero di operai, ma per fortuna tutti rigorosamente Inglesi! Scusate la domanda che a questo punto sorge spontanea: sarà poi eventualmente possibile licenziarli o potranno essere licenziati solo Italiani e Portoghesi?
Da Italiano all’estero posso dire di rimanere disgustato da quanto successo.
Prima di tutto Total ha potuto scegliere una società italiana altamente specializzata come la IREM per un lavoro sul suolo Inglese, e questo deve essere un punto di orgoglio da sbattere in faccia agli Inglesi. Perché il nostro consolato non ha risposto con veemenza alla questione? Non é possibile essere vittimizzati perché portiamo l’eccellenza nel mondo.
In secondo luogo non esiste Italiano che vada a cercare lavoro all’estero che non dia l’anima pur di riuscire. Viviamo una situazione pesante nel nostro paese; ognuno di noi che si vede costretto ad andare via dall’Italia lo fa per necessità e per dimostrare che anche lontani diamo sempre il massimo. Noi non andiamo ad ubriacarci alle 5 del pomeriggio nei pub… Noi lavoriamo fino alle otto di sera e poi andiamo a casa dalle nostre famiglie.
Infine lasciatemi dire che ovunque nel mondo NOI portiamo uno stile di vita. NOI siamo invidiati e imitati ovunque. Non ci meritiamo di essere trattati come degli usurpatori e intrusi. Vorrei che un giorno le istituzioni, soprattutto per chi vive lontano dal nostro Paese, ci riconoscessero queste virtù e difendessero la nostra Italianità.

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