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Nel primo film, comunque record d’incassi, era accaduto l’esatto contrario: un ottimo libro che non era stato esaltato dal fascino della pellicola e dallo strapotere comunicativo del linguaggio cinematografico. Adesso, invece, un normalissimo romanzo diventa un film da non perdere, soprattutto per gli amanti del genere.
L’errore più grande commesso dallo scrittore americano, in questo racconto ambientato a Roma e che parla di intrighi e complotti all’interno della Chiesa cattolica, sta nel forzare la mano sul punto sbagliato, ovvero incoraggiando l’immagine di un clero caratterizzato da personalità estreme e fanatismi di ogni tipo. Lui, che è bravo a stuzzicare le nostre fantasie insinuandosi in realtà parallele che rasentano la verità, poteva forse giocare su ben altre incognite e criticità che riguardano il mondo ecclesiastico. Quello dell’estremismo religioso, in chiave cattolica, è un problema che non sta – tanto per rimanere in tema – né in cielo e né in terra.
Ultimo aspetto: l’Italia, meno male, esce dalla sala a testa alta. Sia fuori che dentro il Vaticano i cattivi sono quasi tutti di altra nazionalità. I connazionali sono invece i fedeli che pregano in Piazza San Pietro in attesa dell’esito del conclave o quei normali cittadini che aiutano il nostro eroe americano a salvare un vescovo da morte certa. E poi le bellezze della capitale, esaltate dalle telecamere, sono un ottimo spot per il turismo di casa nostra. E questo basta e avanza per promuovere gli angeli e i demoni di Ron Howard e Dan Brown.