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Alitalia e le verità nascoste

Sulla vicenda Alitalia si sono lette e sentite tante di quelle falsità che solo la metà basterebbe per scrivere un libro.
Di notizie, notizie reali, notizie tangibili e, per così dire, “pulite”, se ne sono apprese poche. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, ad esempio, ha parlato sempre poco ma quando l’ha fatto ha sempre detto il vero. Il Presidente Roberto Colaninno, nel bene e nel male, ha dichiarato in pubblico sempre col senno di poi.
La lista non è lunga anzi. È chilometrica invece, quella relativa alle falsità. Dal vecchio accordo con Air France, alla penalizzazione del Nord dopo l’accordo con Spinetta, dalle tasse sui cittadini. Ma occorre andare per ordine.
Quando oggi si sente fare paragoni tra la vecchia offerta di Air France del mese di Maggio e quella attuale annotandone le differenze si incorre in un grande errore. E se a commettere l’errore è un giornalista del calibro di Claudio Tito che su Repubblica prova  a fare demagogia con specchietti e schemini, significa che c’è qualcosa che non va. Come si può fare un paragone con una offerta che non ha niente di concreto, al di là della sola presentazione? A maggio infatti, quando il vettore d’Oltralpe era interessato ad Alitalia presentò un’offerta d’acquisto alla quale i sindacati posero il veto.  Si dovrebbe avere la palla magica per capire come sarebbe finita, se poi alla fine l’offerta sarebbe stata modificata, se i cassaintegrati avrebbero avuto le agevolazioni di adesso, se l’Hub sarebbe stato a Malpensa piuttosto che a Fiumicino e quant’altro.
Con i se e con i ma non si è fatta la storia e mai si farà. Tantomeno il giornalismo.
Altro aspetto che oggi è al centro del dibattito Alitalia è la campagna di disinformazione che sta facendo l’opposizione, che si ostina a “falseggiare” che i debiti di Alitalia verranno pagati interamente dai cittadini. Dichiarazioni orripilanti che denotano negligenza nella lettura dei documenti e degli atti ufficiali. Se gli “esperti” di Pd e Udc leggessero l’accordo firmato tra Cai e Alitalia, capirebbero quanto segue: i debiti di Alitalia ammontano a poco più di 3800 milioni di euro. Ma 1600 li pagherà Cai al Commissario Augusto Fantozzi, altri 500 milioni di euro saranno ricavati dalla vendita di alcuni importanti patrimoni come la società di manutenzione (che verrà acquistata da Finmeccanica), 46 aerei di linea, il Cargo-Merci ed alcune opere d’arte come alcuni quadri storici.
Quali sono allora i contraccolpi per i cittadini? Alla fine della “processione”, la conclusione è che i cittadini hanno già pagato, perché dal 1998 in poi tutti i Governi hanno sostenuto economicamente lo sfracello nel quale Alitalia stava finendo come società pubblica tra agevolazioni per i piloti e hostess e sprechi su mense e buoni pasto. Per anni Alitalia è stata mantenuta in vita da finanziamenti pubblici corposi e sistematici. Quindi, semmai, uno dei contraccolpi da temere è piuttosto il famoso prestito-ponte di 300 miliardi che, se non verrà rimborsato da Alitalia, finirà per diventare un problema serio…
Ma la somma più forte con cui fare i conti non è questa, bensì quella indotta dal regime straordinario in cui verseranno i cassaintegrati della Alitalia. Eh sì, perché la cassa integrazione prevista per gli epurati durerà quattro anni, ai quali vanno aggiunti altri tre di mobilità. Questi privilegi vengono finanziati dall’INPS (fino un massimo di circa 1100 euro) ed il restante dal fondo speciale del trasporto aereo.
Di cosa si tratta? Vi ricordate l’addizionale di due euro (decreto 28 agosto 2008) per l’acquisto dei biglietti aerei? Come ha ricordato in questi giorni il presidente della Commissione Trasporti della Camera, Mario Valducci, saranno questi due euro l’unico esborso in più per gli italiani, per un totale davvero irrisorio di qualche decina di milioni di euro.
Dispiace per il modo in cui le notizie vengono consegnate agli italiani. Questo non è giornalismo. Questa è solo ed esclusivamente disinformazione.
Per quanto riguarda la politica invece, la verità è che in Italia siamo sempre in campagna elettorale. Sarebbe ora che chi ha vinto le elezioni pensasse a governare e chi le ha perse a fare opposizione.

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