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A VOCE ARTA: Retroscena sulle candidature a governatore del Lazio

Ormai nelle segreterie dei partiti del Lazio l’affaire “Elezioni Europee” sembra già archiviato. Oggettivamente, dopo la vittoria di Cappellacci in Sardegna e il crollo della Babele del PD, nessuno si pone più il problema di vincere. C’è però da rifinire la lista dei candidati: con i sei seggi assicurati l’unico dubbio resta la divisione degli scranni tra Alleanza Nazionale e Forza Italia visto che il “3 a 3 risultato esatto” convince poco.
La questione vera è invece chi andrà a sedersi sulla poltrona principale alla Presidenza Regione Lazio. A Forza Italia spetta di diritto. Alleanza Nazionale la pretende. A Baccini è stata fatta annusare. Per l’UDC potrebbe essere motivo di ripensamento sul PdL, idem per La Destra. Grazie a Dio alla Lega interessa il Veneto…
Intanto nel PdL impazza lo sputtanamento o, se si preferisce, la bruciatura a mezzo stampa: il Sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Maria Giro si era autoproclamato mesi or sono; il Vice Presidente e Commissario Europeo ai Trasporti Antonio Tajani sarebbe probabilmente la scelta ideale più per le correnti politiche romane che per lui stesso; l’attuale Coordinatore Regionale Alfredo Pallone sembra scegliere altre strade o corridoi (europei); Il rampante ex-UDC  Massimiliano Maselli viaggia verso la Giunta con un carico di preferenze che pare in quotidiana ascesa; Tra gli ex-camerati c’è voglia di fermare lo strapotere crescente della componente Alemanno-Piso; quindi i Gabbiani di Fabio Rampelli vorrebbero tentare di convincere il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni a lasciare Palazzo Chigi per Via Cristoforo Colombo. I Sociali del senatore Andrea Augello schiererebbero addirittura il loro assai competente leader, già assessore nella Giunta di Centrodestra.
E, proprio in stile Amarcord, il grande rientro sulle poltrone importanti potrebbe profilare una rivincita Storace-Marrazzo. Quest’ultimo, dal canto suo, se ne avesse la possibilità andrebbe velocemente nella “prigione dorata” di Bruxelles senza neppure passare dal via.
Una considerazione: la vittoria di Gianni Alemanno in Campidoglio è passata anche dal misero 37,08% delle elezioni del 2006 contro un allora onnipotente Veltroni e da 20 mesi di opposizione in Aula Giulio Cesare. Francesco Storace perse una Regione già vinta per presunzione, saccenza e persino edonismo negli ultimi giorni di campagna elettorale. Attenzione, dunque: un candidato occorre costruire una candidatura perché la vittoria in una regione in perenne alternanza politica non è mai scontata.

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