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A Violante dico: i giudici ritornino sotto il trono

Ieri Luciano Violante, autorevolissimo esponente del Pd e per anni uomo chiave della politica giudiziaria della sinistra dal Pci ai Ds, in una intervista al Corriere della Sera che riportiamo qui si è espresso a favore di un nuovo meccanismo di immunità parlamentare.
Secondo Violante occorre prevedere che le indagini preliminari si possano svolgere per evitare la dispersione della prova. E che le Camere possano concedere l’autorizzazione a procedere solo con maggioranza particolarmente qualificata (ad esclusione di determinati reati che Violante rubrica come “infamanti per un politico”). Ma, e qui sta il punto di vera controversia, la proposta Violante prevede la possibilità per la magistratura di ricorrere alla Corte Costituzionale contro la decisione del Parlamento di negare l’autorizzazione a procedere, così come oggi avviene per il meccanismo di insindacabilità previsto da quello che rimane dell’articolo 68 della Costituzione.
Nella copertina del suo ultimo libro dal titolo eloquente, Magistrati, e che vale la pena di leggere e meditare, Luciano Violante propone una straordinaria descrizione del rapporto tra politica e giustizia scritta quattro secoli fa da sir Francis Bacon: “I giudici devono essere leoni, ma leoni sotto il trono”. E Violante aggiunge “Il trono ambisce a schiacciare i leoni. I leoni manifestano una certa propensione a sedersi sul trono”. Proprio la sentenza della Corte costituzionale sul lodo Alfano è la prova che i leoni si sono già assisi sul trono.
La Corte ha smentito se stessa e la sua precedente sentenza su una legge analoga, il lodo Schifani, pur di sancire la sua assoluta supremazia su qualunque istituzione politica che abbia un rapporto più o meno diretto con la volontà popolare.
Secondo la sentenza della Corte sul lodo Schifani una legge che introduce la sospensione dei processi per le più alte cariche dello Stato non deve necessariamente essere una legge costituzionale approvata secondo la procedura rafforzata prevista dall’articolo 138. E su questa indicazione si erano mossi il governo (che ha presentato la legge), il Capo dello Stato (che ne ha sottoscritto la presentazione alle Camere prima e la promulgazione poi) e il Parlamento che l’ha discussa e approvata. Ma, una volta presentato dal Tribunale di Milano il ricorso per incostituzionalità, la Corte ha bocciato la legge perché ordinaria e non costituzionale. Una decisione politica, in cui non è casuale il fatto che i cinque giudici nominati dai magistrati hanno votato come un sol uomo contro il lodo.
Ed è lo stesso Violante che, nel suo libro, ci dà la misura di come la Corte costituzionale, quando è chiamata ad arbitro tra politica e giustizia nelle pronunce sui conflitti di attribuzione sollevati dalla magistratura contro decisioni delle Camere sulla insindacabilità dei parlamentari, gioca nel campo della giustizia: “dal 1988 ad oggi, la Corte costituzionale ha accolto tredici ricorsi dell’autorità giudiziaria contro decisioni del Senato e ne ha respinti quattro; dal 1996 ha accolto cinquantatré ricorsi contro decisioni della Camera e ne ha respinti dieci”. Come dire, giustizia batte politica 4 a 1.
Luciano Violante sostiene nel suo libro che occorre “restaurare il trono”, restituire il primato alla politica. Per farlo occorre però comprendere che i “leoni si sono seduti sul trono” e vanno rimessi sotto. E solo la forza politica di Berlusconi, consente e al tempo stesso impone, di farlo ora. Altrimenti da Repubblica democratica fondata sulla sovranità popolare diventeremo definitivamente Repubblica giudiziaria (Da Il Predellino).

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