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L’ultima falcata di Paolo

Nella trentasettesima giornata di un campionato che ha già deciso lo scudetto nerazzurro,  a far notizia è l’ultima partita che una colonna del Milan e di tutto il calcio italiano disputerà dinanzi al suo pubblico.
Parliamo ovviamente di Paolo Maldini, che contro la Roma saluterà il Meazza in attesa di un futuro ancora tutto da scrivere. Sullo storico numero tre rossonero si è già detto tutto, è facile cadere nella trappola della retorica se si vuole descrivere la carriera pluridecorata di uno dei più grandi fuoriclasse che l’Italia abbia mai conosciuto. Ma vale la pena lo stesso sottolineare le qualità dell’uomo: vero leader in campo, mai sopra le righe, esempio per tutti quei giovani che decidono di dedicare la loro vita allo calcio.
Amato non solo da suoi tifosi, grazie a quella sobrietà da antidivo che lo ha reso unico in uno sport fatto anche di gossip e di eccessi mediatici. Un ottimo calciatore in campo e una persona normale e consapevole dei suoi limiti fuori. L’addio alla sua Nazionale nel 2002, dopo l’opaco mondiale asiatico, è l’esempio lampante. Rinunciando di fatto al successivo trionfo in terra tedesca.
Ha vinto tanto Paolo, ma nulla in azzurro e nemmeno uno strameritato Pallone d’Oro. Ma è stato comunque più forte dei pregiudizi che travolgono di solito i figli d’arte  e anche dell’inesorabile passare del tempo, fino ad oggi.
A San Siro assisteremo alle sue ultime proverbiali falcate. E magari, ce lo auguriamo, a un grande gol, come riscatto finale in una carriera carente di marcature. Unico neo di un campione difficile da dimenticare.

 

 

 

 

 

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