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Se manca chi comanda

Gli ultimi attacchi a Silvio Berlusconi, più che aprire nuovi capitoli sulla condotta del premier o sulle strategie politiche di chi sta all’opposizione, fanno emergere paradossalmente quello che forse può essere considerato il grande male della sinistra italiana: l’assenza di un vero leader.
Più della carenza di un programma condiviso, di idee nuove e di un vero ricambio generazionale, ad ostacolare il cammino politico del Partito Democratico – una volta Ds e Margherita – è proprio la mancanza di una guida, di una figura carismatica in grado di mettere tutti d’accordo, di esaltare a livello mediatico i propri valori e di fare anche da parafulmine, come accade nel centrodestra col Cavaliere. Ovvero catalizzare attenzioni, elogi e critiche, tutelando di fatto una coalizione che può, all’ombra, lavorare con maggiore serenità.
E’ la storia degli ultimi anni che ce lo ricorda: Achille Occhetto, nel ’94, fu in pratica mandato al patibolo. L’entusiasmo che circondava Prodi nel ’96 fu poi annientato dalle imboscate di due anni dopo. E i vari D’Alema, Amato e Rutelli non ebbero mai un sostegno convinto.
Qualcuno ha sempre remato contro, gufato e sperato che la gloria del leader di turno si esaurisse al più presto. E’ accaduto anche col grande sogno di nome Veltroni che, dopo l’eccitazione iniziale, è stato come i predecessori vittima di congiure, incertezze, invidie e di un potere interno che da quelle parti conta più di chi dovrebbe comandare.
Dario Fransceschini oggi fa ancora meglio: lui è l’anti leader per eccellenza. Si aggrappa alla retorica della Resistenza e della difesa storica della Costituzione per dare disperatamente un senso politico al suo partito e a se stesso. Ma non è la strada giusta da seguire e l’ennesimo anacronismo italiano viene confermato da quello che accade nel resto del mondo: grazie all’effetto Clinton oramai anche le sinistre hanno compreso l’inestimabale valore aggiunto del grande leader. Due esempi su tutti: Blair in Inghilterra e Zapatero in Spagna.
Il primo passo che può oggi compiere l’opposizione di casa nostra è capire finalmente la sostanziale differenza che c’è tra un capo da sopportare e uno da supportare.

 

 

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