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Votati al dio quattrino

Caso Santoro, il giorno dopo: Merlo, Pd: «Quel compenso è un’offesa per gli italiani che vivono in una difficile situazione economica». Massimo Donadi, Idv: «Scelta della Rai grave e immorale». Alessio Butti, Pdl, parla di «ipocrisia del centrosinistra » di fronte allo «scivoletto milionario » accordato a Santoro. E di «autentico scandalo» parla il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
Dura la reazione di tutte le forze politiche dopo la decisione contrattuale presa da Michele Santoro e resa nota ai suoi collaboratori solo dopo la fuoriuscita di notizie. Dura la reazione su Facebook da parte dei suoi ‘friends’, diventati offensivi e minacciosi. Sbalorditivo il silenzio (assenso) sul sito dell’Idv, nonostante Donadi abbia accennato un’accusa trasversale di riparazione. La vera bighellonata l’ha fatta il blog di Beppe Grillo che nonostante il profilo poliglotta, logorroico fino ad arrivare oltreoceano, dopo due giorni non ha trovato parole per spiegare come ha fatto Santoro in una giornata ad incassare più di lui (questa è la vera notizia).
Che dire di Micromega? Il silenzio incombe. Sembra diventato un nido di uccellini pigolanti in attesa di cibo materno.
Se ne conclude che il giustizialismo frutta ‘giusto consenso’ e ‘giusto denaro’, ma sancisce false speranze popolari.
Chi difende Santoro (Travaglio) parla di ‘mobbing’, ‘persecuzione’, ‘ostacoli di natura professionale’ e ‘pressioni politiche’. Ce lo vedete Santoro venire in Rai preso da attacchi d’ansia, paura, respirazione corta e mente offuscata a causa dell’ostruzionismo? No. Soprattutto, se così fosse, una persona che si sente minacciata psicologicamente dai vertici dell’azienda per cui lavora, avrebbe accettato un contratto, seppur ultra vantaggioso, sempre all’interno della stessa squalo-azienda? Credete veramente che il passaggio da conduttore a produttore/editore (esterno) lo porterà a un taglio netto con la polemica politica per occuparsi di paesaggi e animali del micro e macrocosmo?
Riflettiamo invece usando la logica: Annozero, nato nel 2006, dopo quattro anni di ottimi ascolti decide di chiudere i battenti. Perchè? Perché la trasmissione ha favorito di più il centro-destra che l’area politica dell’Idv, spalleggiata santorianamente e impropriamente dal servizio pubblico.
Perché Santoro è un individualista e le sue opere di bene sono sempre state direttamente proporzionali ai suoi guadagni: avere strappato un accordo milionario alla mamma-indebitata Rai vale più del moralismo mediatico del conduttore. Dopotutto non c’è niente di ‘Anemone’ in questo.
Perchè davanti al ‘dio quattrino’ siamo maledettamente tutti uguali, tranne qualche Santo. Perchè senza di lui cade il fantoccio della libertà d’informazione che dopo essersi accorto di avere perso la battaglia lascia che la guerra mediatica se la facciano altri.
Perchè si avvicina alla pensione ed è pronto per lui un contratto di prepensionamento (14 docu-fiction di 130 minuti ciascuna al prezzo di 1 milione l’una) che assomiglia più a quello di un calciatore diciottenne di serie A che a quello di un anziano in fase reumatica.
Ora, in un’altra situazione e con un altro personaggio, le polemiche potevano definirsi sterili, ma davanti a un uomo che ha costruito la sua immagine su fondamenta come la moralità, il rispetto, la liceità, l’incorruttibilità e la giustizia questo atteggiamento ha l’aria di un contrappasso dantesto dove vince il denaro-pulito.
Chi verrà dopo Santoro? La gente inizia a guardarsi intorno, ma il masso dell’amarezza che trascina con sè si fa sempre più pesante.

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