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Viva la libertà

“La manifestazione di oggi per me è incomprensibile visto che negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, Agnelli, De Benedetti, l’ex direttore di Avvenire. Non è a rischio la libertà di stampa, il rischio è un altro: nell’informazione è in atto uno scontro di poteri e la manifestazione di oggi fotografa una disparità perché è stata convocata contro la decisione del premier di presentare due querele, a Repubblica e all’Unità, ma non quelle che colpiscono altri giornali magari di diverso orientamento”.
Pensieri e parole di Augusto Minzolini, direttore del Tg1.
Che rafforza la sua riflessione con dati che invitano il pubblico a riflettere: “In realtà negli ultimi 10 anni sono 430 le querele dei politici, per il 68% di esponenti di sinistra. E’ possibile che la libertà di stampa venga messa in pericolo solo da due querele di Berlusconi?”.
Nel momento in cui il mondo dell’informazione grida allo scandalo per la presunta criminalizzazione delle domande che alcuni giornalisti pongono al premier, ecco pronto un altro quesito che meriterebbe presto una risposta esaustiva.
Il concetto, espresso dal direttore nell’edizione di punta di sabato sera, giunge a una inevitabile conclusione: “La manifestazione di oggi più che contro un ipotetico regime politico è per insediare un regime mediatico”.
I puristi della libertà di stampa, in piazza in quelle ore a Roma,  dovrebbero far festa e prolungare la loro manifestazione fino a notte fonda con canti, balli e fuochi d’artificio: c’è chi, prestigioso esponente del giornalismo italiano, non la pensa come loro. Questa di solito si chiama pluralità. La diversità di pensiero e il diritto di critica stanno proprio alla base di ogni libertà. Tema cardine della protesta capitolina.
Ma come non detto, passa solo qualche minuto e si accende la polemica: “L’arroganza di talune scelte – afferma il segretario della FNSI Franco Siddi – di schieramento non ha limiti, per taluno. Il resoconto del Tg1 delle 20 è il segnale più evidente e grave di un servizio pubblico malato che nella sua testata di punta manipola la realtà. Si tratta di un’operazione miserabile”. Morale della favola: se non sei d’accordo con noi ti devi solo vergognare. Alé.
“Il suo è stato un vero e proprio comizio contro la manifestazione”, sentenzia invece il consigliere Rai Nino Rizzo Cervo. Perché è vietato? Non si può avere un’opinione diversa?
L’ex ministro Paolo Gentiloni rincara la dose: “L’editoriale di Minzolini non ha precedenti”. Forse è proprio questo il problema: un brutto colpo per chi è abituato ai monopoli ideologici e alla poca discussione interna.
Sulla stessa linea d’onda, 24 ore dopo, il Presidente Rai Garimberti: “E’ assolutamente irrituale quanto accaduto ieri”.
Monotematica, invece, l’Idv con  Pancho Pardi: “Il Tg1 è diventato un servizio privato a esclusivo vantaggio di Berlusconi”.
Ma Carlo Verna, segretario dell’ Usigrai, non ha dubbi: “Quello che resta di una splendida giornata di libertà non sono gli insulti del direttore del Tg1 ma le immagini e le opinioni dei colleghi della stampa estera”. L’opinione di Augusto Minzolini, dato che è diversa dalla linea ufficiale, equivale irrimediabilmente ad un insulto.
Viva la libertà.

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