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Un voto segreto che svela ipocrisie e verità

Il Governo va sotto alla Camera su un emendamento delle opposizioni al decreto legge sulla sicurezza. E’ stato di fatto bocciato l’articolo 5 che riguarda i tempi di permanenza per gli immigrati in attesa di espulsione.  I leghisti non l’hanno presa con filosofia e per protesta hanno abbandonato l’aula della Camera. Molteplici,  a questo punto, possono essere i significati politici e svariate le domande da porsi: è uno dei primi grandi segni tangibili di una consistente  insofferenza del Pdl verso la Lega riguardo a certi temi? Uomini della maggioranza hanno subito l’influenza delle  posizioni assai critiche della Chiesa? E’ solo un banale e fisiologico incidente di percorso? Il voto segreto ha di certo influito sull’esito più o meno sorprendente della vicenda ed è servito a svelare le diversità che nascono nel nuovo partito del centrodestra. E’ impossibile annullare l’eterogeneità all’interno di un grande soggetto politico nato per rinnovare e governare il Paese.  Dato che non ci può essere peccato e colpa, opportuno sarebbe cambiare approccio ed evitare di far finta di andare tutti d’accordo. Le differenze non vanno rivendicate ed esasperate,  ma rese comunque palesi per poter contribuire alla nascita di un dibattito costruttivo tra aree diverse e che devono poi amalgamarsi nel momento delle decisioni. Nascondersi dietro un regolamento parlamentare aumenta le frizioni e allontana l’armonia che serve per intraprendere azioni unitarie e concrete. E anche per evitare figuracce come quelle di stamane.

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