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Un derby che non finisce mai

In Italia, si sa, il calcio non ha confini. Il prima e il dopo a volte fa più audience del durante. Basta dare un’occhiata alla scia di polemiche del dopo derby.
In fondo c’era d’aspettarselo. Troppo importante questa stracittadina per essere archiviata in due interviste e qualche episodio da moviola. Poi, certo, l’arbitro ci ha messo del suo. Con una direzione insicura e con scelte assai discutibili. A tal punto, però, si dovrebbe avere la forza di guardare avanti e di non voltarsi continuamente verso domenica sera. Alla ormai celebre gara dei veleni. Dove un’Inter coraggiosa ha avuto la meglio su un Milan discreto ma poco brillante. Incapace di approfittare della superiorità numerica, troppo lezioso in avanti e distratto in difesa. Ecco, l’analisi più o meno è questa. Ma a quanto pare non basta.
Nerazzurri infuriati. Con dichiarazioni del tipo: “Il campionato non ce lo lasceranno chiudere”. “Ho visto cose antipatiche”. “Tra cambio di calendario e derby ho visto troppi segnali che non ci piacciono”.
I rossoneri, per il momento, gettono acqua sul fuoco. E non replicano alle provocazioni dei cugini. Il mite Leonardo pensa piuttosto al rendimento della sua squadra: “Dopo queste partite si alza sempre un polverone ma io penso solo a ciò che succede in campo”.
 “Rimane l’amarezza per la sconfitta – prosegue il tecnico- ma fino a oggi abbiamo tanti motivi per essere soddisfatti, abbiamo fatto tante cose buone, a prescindere dal derby”.
Nulla di nuovo dalle parti del pallone italico. Verrebbe da pensare. Di veleni ne abbiamo prodotti sempre in quantità industriale, soprattutto dopo match cruciali come quello di San Siro.
Ma in effetti un elemento di novità c’è. A lamentarsi e a ad alzare il livello delle tensione sono i vincitori, non i vinti. Perché?
Nelle prossime settimane, comunque, vedremo se tale contesto avrà agevolato una o all’altra squadra. Intanto vi è una certezza: a Mourinho e ai suoi non piace, nemmeno all’apice della gloria, godere dei vantaggi della serenità.

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