Anelito e nostalgia, desiderio appassionato, ricerca, incontro e unione di amore. È la vetta più alta dell’umanità. La mistica. Esperienza unica, antica e sempre nuova, intima ed espansiva, che ha nella poesia il suo veicolo privilegiato di comunicazione. Balbettio dell’ineffabile, la poesia mistica ha un suo spazio anche nel XXI secolo; anzi, è urgente e necessaria perché evidenzia possibilità reali di futuro, ossia, dove si trova la vera sapienza. Patrono dei poeti, san Giovanni della Croce è un maestro contemporaneo, poiché in questa “epoca di frequenti ambiguità invita a essere ricercatori della verità, della bellezza”; nella “notte oscura dell’ateismo collettivo e della non credenza di oggi”, invita ad avvicinarsi a Dio attraverso il vissuto che, con tanta umanità, riflette la poesia dei mistici. Con questa convinzione il cardinale Antonio Cañizares – prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – ha presieduto per la prima volta il comitato d’onore del Premio mondiale di poesia mistica Fernando Rielo, consegnato nell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede il 14 dicembre, festa del santo poeta castigliano.
Enormemente attivo, poiché Juan de Yepes “cercò la sapienza con la maiuscola, con ardente desiderio la preferì a tutto, si lasciò sedurre dalla sua luce senza tramonto”; la “cantò, conobbe, amò, contemplò e si unì” a essa; “si lasciò coltivare dalla sua infinita bellezza” che lo invade e lo domina, facendo della sua espressione un “sublime canto dell’anima”, che ha pellegrinato verso “colui che ci ha amati per primo” – precisa il porporato – giungendo al luogo “d’incontro dell’uomo con Dio, che è Gesù Cristo”, “l’unica parola che Dio ha”, traducendo con termini poetici “questo amore smisurato”.
Doppiamente buona notizia, poiché quest’anno sono stati in molti a partecipare a questo premio mondiale. Più di duecento poeti di venti Paesi per la ventinovesima edizione, organizzata dai Missionari Identes. Il loro fondatore, Fernando Rielo, volle promuovere la poesia mistica e far conoscere i suoi autori. Perciò sedi come l’Onu a New York, il Senato di Francia o l’Unesco a Parigi hanno accolto l’assegnazione di questo premio, dal carattere universale, senza distinzione di credo. Si accettano anche opere di atei o agnostici. In effetti, le regole del concorso prevedono che, in assenza di un lavoro chiaramente mistico, si riconosca il poeta che esprime, con considerevole qualità artistica, i valori intimi umani. Non è il caso di quest’anno. Il vincitore è Fausto Antonio Leonardo Henríquez, la cui opera Gemiti del cervo ferito scolpisce una poesia testimoniale di superamento, di speranza e di gioia “del divino nell’umano, e dell’umano nel divino”, “con dominio e maestria letteraria” dice la motivazione della giuria. Florilegio generato nell'”amicizia con Dio, il contatto con la natura e le esperienze quotidiane”, come spiega al nostro giornale il vincitore, sacerdote stabilitosi in Spagna, che riflette anche il “movimento poetico interiorista” nato nel suo Paese di origine, la Repubblica Dominicana.
Sebbene la poesia mistica consista nell’esprimere l’esperienza di unione con Dio mediante valori letterari, la Fondazione Fernando Rielo ritiene che tale esercizio non debba forzatamente seguire gli schemi della poesia classica; se si abbevera a fonti come quelle di san Giovanni e santa Teresa, abbraccia però tutti gli stili e le modalità dell’arte contemporanea. Vie che il premio ha aperto a tutti i poeti del mondo creatori di versi intimisti in forma libera, più versatili probabilmente in un contesto in cui la comunicazione si accelera e si moltiplica. Così, l’autore di Gemiti del cervo ferito scrive: “Solleva il fagotto che sono, fammi / salire sulla barca, che senta la tua voce / rimproverare i miei demoni. Fammi / sedere alla tua tavola, nutrimi col cielo / bagnato nel tuo piatto. / Fammi salire al monte, annunciami la tua croce, il tuo regno (…) / Nazareno, volgimi la faccia / tirami fuori dalla tomba, fugga la morte, toglimi / il sudario, cammini vivo tra la gente, fammi salire / all’Orto degli Ulivi, al Golgota / e mi abbandoni sul tuo petto. / Eloi, Eloi, nelle tue mani / rimetto la mia ruah. Padre, prestami / i serafini, le loro voci, per rallegrare il cielo”.
L’abbraccio culturale del concorso ha riconosciuto il valore del poeta camerunense Guy Merlin Nana Tadoum, menzione d’onore di questa edizione per il suo dominio della lingua, la sua poesia celebrativa, la sua semplicità e il suo sforzo creativo. Delicatezza africana che si esprime nel florilegio Dialogo a bassa voce, dove si legge: “Oggi più che mai / attraverso senza rancore / le pelli del dolore / torno a questo luogo / deve nessuno vuole tornare (…) so che sempre andrò / con una corona d’ombra nell’aura / Ma nella benedetta luce / di ogni nuovo giorno / ti leggerò / la verde sostanza dei salmi”. Porte spalancate alla poesia mistica di tutto il mondo. La Fondazione tuttavia riconosce che la produzione più significativa continua a provenire dalla Spagna, in particolare dall’Andalusia e soprattutto dalla Castiglia, la terra di Juan de Yepes, che ha proiettato, con la sua esperienza d’intimità, la lingua e le sue potenzialità nella narrazione dell’inenarrabile, la sensata follia dell’amore.
Enormemente attivo, poiché Juan de Yepes “cercò la sapienza con la maiuscola, con ardente desiderio la preferì a tutto, si lasciò sedurre dalla sua luce senza tramonto”; la “cantò, conobbe, amò, contemplò e si unì” a essa; “si lasciò coltivare dalla sua infinita bellezza” che lo invade e lo domina, facendo della sua espressione un “sublime canto dell’anima”, che ha pellegrinato verso “colui che ci ha amati per primo” – precisa il porporato – giungendo al luogo “d’incontro dell’uomo con Dio, che è Gesù Cristo”, “l’unica parola che Dio ha”, traducendo con termini poetici “questo amore smisurato”.
Doppiamente buona notizia, poiché quest’anno sono stati in molti a partecipare a questo premio mondiale. Più di duecento poeti di venti Paesi per la ventinovesima edizione, organizzata dai Missionari Identes. Il loro fondatore, Fernando Rielo, volle promuovere la poesia mistica e far conoscere i suoi autori. Perciò sedi come l’Onu a New York, il Senato di Francia o l’Unesco a Parigi hanno accolto l’assegnazione di questo premio, dal carattere universale, senza distinzione di credo. Si accettano anche opere di atei o agnostici. In effetti, le regole del concorso prevedono che, in assenza di un lavoro chiaramente mistico, si riconosca il poeta che esprime, con considerevole qualità artistica, i valori intimi umani. Non è il caso di quest’anno. Il vincitore è Fausto Antonio Leonardo Henríquez, la cui opera Gemiti del cervo ferito scolpisce una poesia testimoniale di superamento, di speranza e di gioia “del divino nell’umano, e dell’umano nel divino”, “con dominio e maestria letteraria” dice la motivazione della giuria. Florilegio generato nell'”amicizia con Dio, il contatto con la natura e le esperienze quotidiane”, come spiega al nostro giornale il vincitore, sacerdote stabilitosi in Spagna, che riflette anche il “movimento poetico interiorista” nato nel suo Paese di origine, la Repubblica Dominicana.
Sebbene la poesia mistica consista nell’esprimere l’esperienza di unione con Dio mediante valori letterari, la Fondazione Fernando Rielo ritiene che tale esercizio non debba forzatamente seguire gli schemi della poesia classica; se si abbevera a fonti come quelle di san Giovanni e santa Teresa, abbraccia però tutti gli stili e le modalità dell’arte contemporanea. Vie che il premio ha aperto a tutti i poeti del mondo creatori di versi intimisti in forma libera, più versatili probabilmente in un contesto in cui la comunicazione si accelera e si moltiplica. Così, l’autore di Gemiti del cervo ferito scrive: “Solleva il fagotto che sono, fammi / salire sulla barca, che senta la tua voce / rimproverare i miei demoni. Fammi / sedere alla tua tavola, nutrimi col cielo / bagnato nel tuo piatto. / Fammi salire al monte, annunciami la tua croce, il tuo regno (…) / Nazareno, volgimi la faccia / tirami fuori dalla tomba, fugga la morte, toglimi / il sudario, cammini vivo tra la gente, fammi salire / all’Orto degli Ulivi, al Golgota / e mi abbandoni sul tuo petto. / Eloi, Eloi, nelle tue mani / rimetto la mia ruah. Padre, prestami / i serafini, le loro voci, per rallegrare il cielo”.
L’abbraccio culturale del concorso ha riconosciuto il valore del poeta camerunense Guy Merlin Nana Tadoum, menzione d’onore di questa edizione per il suo dominio della lingua, la sua poesia celebrativa, la sua semplicità e il suo sforzo creativo. Delicatezza africana che si esprime nel florilegio Dialogo a bassa voce, dove si legge: “Oggi più che mai / attraverso senza rancore / le pelli del dolore / torno a questo luogo / deve nessuno vuole tornare (…) so che sempre andrò / con una corona d’ombra nell’aura / Ma nella benedetta luce / di ogni nuovo giorno / ti leggerò / la verde sostanza dei salmi”. Porte spalancate alla poesia mistica di tutto il mondo. La Fondazione tuttavia riconosce che la produzione più significativa continua a provenire dalla Spagna, in particolare dall’Andalusia e soprattutto dalla Castiglia, la terra di Juan de Yepes, che ha proiettato, con la sua esperienza d’intimità, la lingua e le sue potenzialità nella narrazione dell’inenarrabile, la sensata follia dell’amore.
(da l’Osservatore Romano)