Archivio Attualità

Se Brunetta è ministro dell’Economia

Il dibattito, dentro e fuori il centrodestra, s’infiamma.
Colpa o merito del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. A far discutere una sua dichiarazione – che è rimbalzata con grande effetto in tutti i media italiani – rilasciata in occasione di un convegno organizzato dalla Bpm: “Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia”.
E ancora: “La variabilità del posto di lavoro, l’incertezza, la mutabilità, per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no”.
Le affermazioni del ministro sorprendono. Fino a un certo punto però. Perché Tremonti, da più di un anno a questa parte, non ha troppo celato le critiche verso un sistema economico eccessivamente liberista e contro le contraddizioni della globalizzazione.
Da qui alla consacrazione del posto fisso,  comunque,  ce ne passa. Soprattutto se parliamo di un governo che è da sempre contro quei vecchi ingranaggi che caratterizzano, da mezzo secolo, il mercato del lavoro in Italia. E che bloccano il sistema sociale, annientano la meritocrazia,  cancellano le opportunità.
Inevitabile, quindi, la replica dell’altro ministro Renato Brunetta: “Tremonti vorrebbe una nuova società dei salariati, solo che questa non risponde alle esigenze di flessibilità che pone il sistema. La sua è una soluzione del Novecento che non va più bene in questo secolo, non si può tornare indietro. Non risolve i problemi. Bisogna cambiare occhiali per capire come è fatto il nuovo mondo. Non si deve aver paura”.
Parole che lasciano poco spazio all’immaginazione. E che, senza offesa per alcuno, paiono completamente condivisibili. Perché sintetizzano una vecchia e ancora in voga mission politica ed economica del Pdl e di tutto il centrodestra italiano.
Al ministro dell’Economia vanno parecchi meriti. In primis quello di aver gestito, bene e meglio di altri, la crisi globale nel nostro Paese.
Ma adesso bisogna scrivere una nuova fase e decidere come farlo.
Forse il governo è di nuovo a un bivio, in bilico tra Tremonti e Brunetta, tra un passo indietro e uno in avanti. Tra una rivoluzione da ripensare e un’altra, invece, da portare finalmente a compimento.

Riguardo l'autore

vocealta