Ominicchi e politiche di combattimento. Potrebbe essere questa la brutale sintesi dell’ultima, attesissima, Convention del Partito Democratico.
All’Hotel Marriot di Roma sono andati in scena Bersani, Marino e Franceschini. Che hanno esposto la loro idea di partito, aspettando le fatidiche e decisive primarie del 25 ottobre.
Ma l’unico e incontrastato protagonista è stato, ancora una volta, Silvio Berlusconi.
Soprattutto grazie al segretario uscente: “E’ anti berlusconiano o anti italiano – si è domandato Franceschini sfruttando la polemica del momento – dire che è un ominicchio quello che offendendo Rosy Bindi ha offeso tutte le donne?”.
L’antagonista principale, che qualche programma politico comunque ce l’ha (”riaprire il cantiere dell’Ulivo”), si è adeguato all’ex democristiano. E l’obiettivo numero uno, anche per l’ex PCI Bersani, adesso è sconfiggere senza cedimenti l’acerrimo nemico della sinistra: “Ci vuole una politica di combattimento”. Per “reagire ad una deriva che a poco a poco ci allontana dal contesto delle grandi democrazie del mondo”.
Nulla di nuovo, quindi, sotto il sole del Pd.
Il terzo incomodo Marino ha invece, come da copione, rievocato il cavallo di battaglia della laicità: “siamo per i diritti” e “dalla parte delle donne”.
Toccando però poi il tasto più dolente: “Il ricambio condiviso della classe dirigente è indispensabile”.
Ma lui sicuramente non vincerà e questo ultimo appello, purtroppo per il Partito Democratico, cadrà inesorabilmente nel vuoto.
All’Hotel Marriot di Roma sono andati in scena Bersani, Marino e Franceschini. Che hanno esposto la loro idea di partito, aspettando le fatidiche e decisive primarie del 25 ottobre.
Ma l’unico e incontrastato protagonista è stato, ancora una volta, Silvio Berlusconi.
Soprattutto grazie al segretario uscente: “E’ anti berlusconiano o anti italiano – si è domandato Franceschini sfruttando la polemica del momento – dire che è un ominicchio quello che offendendo Rosy Bindi ha offeso tutte le donne?”.
L’antagonista principale, che qualche programma politico comunque ce l’ha (”riaprire il cantiere dell’Ulivo”), si è adeguato all’ex democristiano. E l’obiettivo numero uno, anche per l’ex PCI Bersani, adesso è sconfiggere senza cedimenti l’acerrimo nemico della sinistra: “Ci vuole una politica di combattimento”. Per “reagire ad una deriva che a poco a poco ci allontana dal contesto delle grandi democrazie del mondo”.
Nulla di nuovo, quindi, sotto il sole del Pd.
Il terzo incomodo Marino ha invece, come da copione, rievocato il cavallo di battaglia della laicità: “siamo per i diritti” e “dalla parte delle donne”.
Toccando però poi il tasto più dolente: “Il ricambio condiviso della classe dirigente è indispensabile”.
Ma lui sicuramente non vincerà e questo ultimo appello, purtroppo per il Partito Democratico, cadrà inesorabilmente nel vuoto.