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Provaci ancora Fatima

“Le donne rappresentano il 50% del talento, perché negare alla metà del paese la possibilità di esprimere le proprie capacità?”. E’ la domanda che si è posta il primo sindaco donna di Marrakech, Fatima Zahra Mansouri, in una conferenza stampa la settimana scorsa. Fatima parlava anche di se stessa. Il sindaco, eletto il 22 giugno scorso, è attualmente in stand-by. Dopo la storica elezione come prima donna sindaco in una città strategica per il rilancio dell’economa marocchina, un giudice ha accolto le istanze di un suo opponente e ha dichiarato invalide le elezioni sulla base di presunte irregolarità di voto. Ora si aspetta la decisione finale della corte suprema, dopo che questo mese la corte d’appello ha ribaltato la sentenza in primo grado.
Dalle parole di Fatima, il sindaco, per ora solo “elect”, parla già da sindaco in carica. “Bisogna prendere atto che siamo in un periodo di declino. Se vogliamo continuare ad essere una città attrattiva dobbiamo migliorare i livelli di vita della nostra gente. E ‘ inaccettabile che ci siano delle sproporzioni così evidenti tra le fasce della nostra società e che in alcune case non ci sia neppure l’acqua potabile. Bisogna creare un sistema trasparente che renda snello l’impianto decisionale ma nello stesso tempo riduca le occasioni di corruzione. Non saprei dire come e quanti soldi siano stati rubati, ma se si va avanti senza un piano urbanistico preciso e trasparente, allora la porta degli abusi sarà sempre aperta”.
Fatima, 33 anni, ha studiato legge in Francia, è un membro del Pam (The Authenticity and Modernity Party ) una forza politica sulla carta indipendente nata il 10 agosto 2008. Il suo fondatore è Fouad Ali El Himma, un ex ministro degli interni vicino al re Mohammed VI. Secondo l’opposizione politica, il Pam è un partito che il re usa per consolidare il suo rapporto con quella parte dinamica e riformista della società civile che ha perso fiducia nella classe politica marocchina ma che alla fine tutto sommato non è interessata alle grandi riforme di cui il Marocco ha bisogno.
Tuttavia, Fatima, almeno dal punto di vista del linguaggio e del discorso politico, qualcosa di nuovo e controcorrente sta facendo. Per prima cosa, al contrario dei politici arabi, il sindaco elect si difende senza attaccare i suoi oppositori, senza aggrapparsi alle teorie cospirative, bensì promuovendo la sua visione ed articolando le sue proposte. A differenza dei colleghi maschi al potere da lunga data, Fatima ha comunicato di aver recepito e interpretato il punto di vita e le domande della maggioranza della gente ed ha conquistato la fiducia del suo elettorato senza appellarsi alla religione e senza toccare le corde emotive della gente con discorsi anti occidentali e anti capitalistici.
E’anche interessante notare come la società civile marocchina, (associazioni di professionisti, attivisti, artisti) siano nettamente più avanti rispetto alla politica. Molti di questi rappresentanti della società civile hanno studiato e hanno avuto esperienze professionali in Europa oppure sono euro-marocchini di seconda o terza generazione che portano in Marocco il loro know-how, la loro mentalità aperta, ed esigono good governance e rispetto dei diritti umani da parte della politica. Essi sono i personaggi che possono dare linfa alla nuova identità del paese e trovare quel giusto equilibrio tra modernità e tradizione. Questo è un processo fondamentale per il futuro del Marocco. Dando appoggio al partito Pam e ai riformisti liberali, il re Mohammed VI ha, probabilmente inconsciamente, sconfessato la politica del padre Hassan II.
Negli anni 60 e 70, sostiene una recente analisi pubblicata dal Guardian, Hassan II vide nell’islamizzazione della società e del sistema scolastico marocchino, la possibilità di rafforzare la sua immagine di Leader dei fedeli (anche lui era uno dei tanti monarchi discendenti del profeta Maometto) e quella di indebolire le forze laiche e di sinistra del paese. Il re riuscì far connotare il pensiero secolarizzato con la dominazione occidentale, riempiendo il conseguente vuoto d’identità della società marocchina con una mentalità islamista di stampo salafita. Ora, l’attuale re, si affida per il rilancio di città chiave per lo sviluppo del paese, a giovani politici come Fatima, il cui linguaggio, stile e comportamento sono invece la conseguenza della razionalità francese, terra in cui la futura, magistratura permettendo, sindachessa ha ricevuto la sua formazione (da IlSole24Ore).

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