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Non si cade sulla laicità. Sono altre le priorità del Pdl

Clima da resa dei conti in casa Pdl?
Improbabile. E poco credibile.  
Le affermazioni di Fini, oramai, non sorprendono più. Anche se i giornali, ogni volta, incartano il tutto all’interno di uno scoop sconvolgente.
E nemmeno le seccate repliche, degli esponenti di governo o di partito, creano particolari sussulti.
La chiamano dialettica democratica. Punto. E difficilmente, tranne catastrofici colpi di scena, questo confronto – anche se duro –  metterà in pericolo la legislatura.  
Il problema dei contenuti attanaglia un altro grande partito. Quel Pd alla continua ricerca di autore, di leader e di idee. Da quella parte si fatica a trovare una linea comune, a dare una risposta tangibile e unitaria agli elettori.
Per questo occorre fare chiarezza ed evitare di mischiare le carte: i guai di Bersani e Franceschini non sono gli stessi della compagine berlusconiana. Che, come ricorda Filippo Facci nel suo editoriale su Libero, non difetta certo di “disciplina” e “unità politica”.
Il popolo della libertà, come sottolineato più volte anche su “A Voce Alta“, ha ben altre questioni impellenti da affrontare, che non hanno direttamente a che fare con i contenuti.  
C’è un movimento, scusate se siamo ripetitivi, da radicare ancora sul territorio.  

Obiettivi primari, oggi: l’organizzazione e la selezione e formazione della sua classe dirigente.  

Non si muore sulla laicità o sotto la raffica della frecciatine più o meno avvelenate del Presidente della camera.
Ma si rischia di perire lentamente se continuano a mancare le regole e se il Pdl, inteso come reale e duraturo progetto politico, resta un sogno irrealizzato.

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