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Non ci resta che il Tar

Dal pastrocchio romano al pasticcio milanese. Con le dovute proporzioni. Perché all’ombra della Madonnina la vicenda, lo dicono in molti, è completamente differente da quella che ha coinvolto – anzi travolto – il Pdl laziale. Una cosa comunque è certa: la lista per Lombardia di Roberto Formigoni non è stata ammessa alle elezioni regionali.
Nemmeno questa. Ed ora è davvero caos totale. Stavolta, però, si trattaerebbe di un problema tecnico risolvibile. Sarebbero risultate non conformi 514 firme sulle 3935 presentate.
Ma lo stesso governatore uscente ostenta tranquillità: “Sono un candidato perfettamente regolare”. E lancia la sfida: “Vincerò, scommettiamo?”.
Sicuro anche Mario Mauro, responsabile della campagna elettorale di Formigoni: “Nessun problema, le firme valide che abbiamo presentato sono più che sufficienti”.
Resta invece a quanto pare critica e caotica la situazione romana. Insieme ai ricorsi, sono partite oggi pure le querele.
“Al ricorso – afferma  Ignazio Abrignani all’Ansa – è allegata una denuncia-querela che l’avvocato Grazia Volo ha presentato presso la Procura della Repubblica”.
Il responsabile elettorale nazionale del Popolo della Libertà aggiunge: “Nella denuncia querela si denunciano i militanti del partito radicale, anche se non sono stati fatti nomi e i componenti dell’ufficio centrale per abuso d’ufficio, per avere impedito il legittimo esercizio del diritto politico di voto”.
Fiduciosa Renata Polverini: “Non dubito che la lista del Pdl sarà sicuramente ammessa”.
Intanto per il premier, come riportato stamane dal Corriere della Sera, sembrano non esserci soluzioni legislative per il caso del Lazio. L’unica via d’uscita, quindi, è il ricorso al Tar.

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