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Fino al 18 gennaio prossimo, però, c’è un’altra buona ragione per andare a Montecatini. È la mostra “Il nuovo dopo la Macchia”: cento opere provenienti da collezioni pubbliche e private italiane di artisti del calibro di Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Telemaco Signorini e molti altri che nella seconda metà dell’800 furono protagonisti di una straordinaria stagione culturale, quella appunto dei Macchiaioli.
La mostra si propone di rappresentare ciò che accadde in Toscana dopo che la “Macchia” aveva rotto gli abituali schemi dell’Accademia artistica.
Il progressivo degradare di una espressività misurata sulle formule cognitive dettate dai canoni classici, la ripresa delle maggiori opere del passato e il lento studio sugli antichi costituirono alcune tappe fondamentali della formazione dei giovani artisti che, in numero sempre crescente, uscirono dal buio degli studi per applicarsi alla rappresentazione del paesaggio, avvalendosi di un inedito procedimento didattico, rivolto – fenomeno assolutamente innovativo – all’analisi del repertorio naturalistico, della luce solare e dell’ambiente della civiltà contemporanea.