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L’altro uomo delle due rivoluzioni (televisive)

Affermare che con Mike se ne va un pezzo di storia italiana, può apparire scontato, banale. Sarà.
Ma corrisponde al vero. Quindi è impossibile, in questo momento, sfuggire alla retorica.
Perché ci ha lasciato uno dei simboli più importanti dello spettacolo italiano. Di quelli che, non vi è dubbio, resteranno immortali.

A Mike Bongiorno va il merito di essere stato protagonista, in prima linea, delle due più importanti rivoluzioni mediatiche del Belpaese.

La prima, negli anni ’50, con la nascita della tv. I suoi  “ Lascia o raddoppia” e “Rischiatutto” sono entrati nella leggenda del tubo catodico. Incarnò, su quel piccolo schermo in bianco e nero, la voglia di riscatto di un paese affamato di leggerezza, svago e modernità. La televisione accompagnò il progresso italico del famigerato boom e Mike fu una delle sue indiscutibili colonne.  
Terminata la forza propulsiva della tv di stato, negli anni ’70 Bongiorno colse, prima di altri, le potenzialità della nuova – e all’epoca snobbata – tv commerciale.

Ed ecco la seconda rivoluzione:  lasciò la Rai per passare a Fininvest. Fu un azzardo, ma anche un successo clamoroso.
Pioniere nel Dna e fino alla fine, ha terminato la sua carriera sul satellite: entrando a far parte di Sky Italia.

Vitalità, spontaneità e capacità – come si dice in gergo – di bucare lo schermo. Ecco chi è stato Mike Bongiorno.  Per molti un maestro. Per tutti un personaggio difficile da dimenticare. Se ne va con lui il sogno di vederlo seduto sugli scranni del Senato. Perché Mike Bongiorno rappresenta (e solo nel bene) gli italiani più di un Emilio Colombo qualunque.

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