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Lo strano destino dei numeri 10

Tempi duri per chi con il pallone non gioca ma scrive poesie. Per chi è “condannato” a vivere perennemente fuori dalla classe.  Creature del calcio divinizzate da un numero e da un ruolo che va oltre ogni schema e ragionamento tattico.
Il declino dei numeri 10 (cambiano le cifre sulla maglia ma non lo status) non è tema di questi giorni. Sono anni che si discute sulla loro presunta inutilità, su un gioco moderno che li mette ai margini.
Ma le loro virtù e i loro difetti  sono solo parte integrante di quel Dna costituto da genialità e sregolatezza, luce e ombra. Gli alti e bassi, quindi, fanno parte della natura di un fantasista. Così è stato e così continuerà ad essere.
Ma in Serie A, oggi,  sono tutti sulla stessa barca, che rischia lentamente di affondare.
Assis, procuratore e fratello di Ronaldinho, ha dovuto smentire,  su una tv brasiliana, le ricorrenti voci sul ritiro del Gaucho: “Non ci pensa minimamente. Anzi il contrario, visto che vuole ad ogni costo riguadagnarsi un posto nella Seleçao”.
Intanto il connazionale Leonardo non lo convoca e il Milan, in sua assenza, fa bottino pieno in coppa e campionato.
Francesco Totti, idolo della Roma giallorossa, è stato per la prima volta messo  in discussione da una parte della sua tifoseria. Un episodio che fa parecchio riflettere risale a domenica sera, in occasione della vittoria all’Olimpico contro la Fiorentina: al capitano è stata restituita la maglietta, dopo che lui stesso l’aveva lanciata ai tifosi della curva per festeggiare la doppietta e i tre punti conquistati. Cose mai viste.
Al centro della polemica, a quanto pare, le eccessive richieste economiche per il rinnovo del contratto.
Adrian Mutu, invece, quest’anno c’è ma non si vede. La Fiorentina deve ancora fare a meno del suo calciatore simbolo, a causa di un’onerosa multa che al romeno fa perdere sonno e serenità.
Antonio Cassano non ha problemi di alcun tipo. Anzi: incanta le folle di Marassi e fa volare lassù la sua Samp. Ma Lippi non lo vuole. Il mondiale, per uno dei più grandi talenti di questa Serie A, appare – nonostante il furor di popolo – ancora molto lontano.
Fantasisti affermati che soffrono, altri che piuttosto faticano a consacrarsi. Capita a Sebastian Giovinco, in quel di Torino. La “formica atomica” non approfitta della doppia assenza di Diego e Del Piero e non riesce ad imporre la sua fantasia, come era successo ad Empoli.
Storie tanto uguali e tanto diverse, di campioni e uomini costretti ogni giorno a dimostrare di essere al di sopra di tutto. E, per questo, osannati e criticati nella solitudine del successo.

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