
Ciò è accaduto subito dopo la terribile tragedia del terremoto in Abruzzo. Un evento che ha sconvolto tutti e che ha fatto crescere in maniera esponenziale le quotazioni di Berlusconi e del centrodestra. Fatta eccezione per il solito Santoro e pochi altri, unanime è stato l’apprezzamento nei confronti del Cavaliere per il modo in cui è stata affrontata la tragedia e l’emergenza. Per un attimo il nostro sembrava un Paese unito.
E poi? Di nuovo il baratro di polemiche avvelenate dal solito livore politico e da un odio che col passare degli anni non fa che aumentare, quasi a voler tamponare quel consenso, che agli avversari – divenuti nuovamente nemici – è apparso insopportabile.
Senza entrare nel merito delle questioni, di cui già si è inutilmente parlato e scritto troppo, a far riflettere è soprattutto la contraddizione attorno a cui è stato montato l’attacco. “Berlusconi è un pericolo per la democrazia!”. E’ questo il messaggio nemmeno troppo subliminale lanciato da una consistente parte del mondo mediatico italiano, proprio mentre gli stessi organi d’informazione, dai giornali scandalistici passando per quotidiani considerati ben più prestigiosi, hanno pubblicato di tutto e scavato a fondo nella privacy del Presidente del consiglio per scovare il grande scandalo, quell’incredibile verità che però, a quanto pare, non è arrivata. Come a dire: “Siamo in gabbia. Abbiamo il bavaglio. Ma siamo comunque liberi di dirlo”.
I leaders della sinistra hanno cavalcato l’onda mediatica con la speranza di ottenere un risultato. In prima fila l’onnipresente Dario Franceschini. Ma proprio il segretario del Pd, giunto ormai quasi al termine del lungo tour elettorale, ha tenuto più volte a precisare che l’Italia vera non è quella dello spettacolo, dei reality, dei media. Appunto. Non c’è altro da aggiungere. Ha dato lui la risposta che cercavamo.