Sorprendente, visto dal vero, per le velature di colore sovrapposte che progressivamente “diventano” una figura umana che esce dal buio, per lo sguardo enigmatico, complice ma anche lievemente ironico rivolto verso lo spettatore, per la simbologia neoplatonica del gesto che indica il cielo, ma anche per le piccole dimensioni; come tanti altri capolavori riprodotti milioni di volte su libri, cartoline e poster e separati di fatto, nell’immaginario collettivo, dalla loro stessa struttura materiale (basti pensare al celebre Il ritorno di Giuditta a Betulia di Botticelli, che sembra enorme nelle illustrazioni dei libri d’arte ma nella realtà è quasi una miniatura), il San Giovanni Battista di Leonardo non è grande, è un piccolo quadro da camera, probabilmente destinato alla contemplazione privata, di 69 per 57 centimetri. La storia ha assegnato a questo san Giovannino un destino internazionale.
Leonardo lo portò con sé nel 1516 in Francia, a Cloux, dove trascorse l’ultimo periodo della sua vita, custodendolo insieme alla Gioconda e alla Madonna col Bambino e sant’Anna, tre dipinti dai quali il maestro non riusciva a separarsi e che tenne con sé fino alla morte.
Per tutto il mese sarà esposto a Roma, ospite della mostra “Il Potere e la Grazia”, visitabile gratis fino al 31 gennaio grazie all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. “La presenza a Palazzo Venezia del San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci – spiega a “L’Osservatore Romano” l’ambasciatore Antonio Zanardi Landi – costituisce un fatto di straordinaria rilevanza e rarità: la tavola, esposta al Louvre di Parigi dal 1801, è uscita dalla sua sede abituale solo in due occasioni: nel 1939 per la mostra “Leonardo da Vinci” alla Triennale di Milano e nel 1949 per la mostra “Oeuvres d’art et methodes scientifiques” presso il Musée de l’Orangerie a Parigi. È dunque la prima volta che l’ultima opera di Leonardo è visibile a Roma. Tra l’altro i visitatori della mostra “Il Potere e la Grazia” avranno l’opportunità di vedere esposti nella stessa sala le raffigurazioni del Battista di Andrea del Sarto, Tiziano e Caravaggio, oltre a quella di Leonardo. L’esposizione del San Giovanni ha costituito un’operazione di sistema particolarmente felice e di grande successo. L’iniziativa è stata infatti resa possibile dalla collaborazione tra Eni, in partnership con il Louvre, presidenza del Consiglio, ministero per i Beni culturali e degli Affari esteri, oltre che con gli altri originari organizzatori dell’esposizione aperta a Palazzo Venezia sin dal 7 ottobre scorso”.
La mostra ripercorre la storia dell’Occidente cristiano attraverso le vicende dei suoi protagonisti, la saga dell’incontro (o, spesso, dello scontro) tra potere e religione, tra civitas ed ecclesia, tra corone “terrene” e corone metastoriche.
Il binomio potere e grazia fa riferimento all’intreccio tra dinamiche religiose e dinamiche politiche, tra fenomeni liturgici e devozionali e fenomeni sociali ed etnici che accompagnano l’elevazione all’onore degli altari di un santo e la sua elezione a patrono di una comunità politica, di una nazione, di uno Stato. Storia della vicenda religiosa cristiana e storia della vicenda etnico politica dell’Europa si manifestano, in questa mostra, come costantemente congiunte e reciprocamente illuminanti.
L’attenzione di fondo su cui l’esposizione è costruita riguarda il nesso fra le esperienze religiose e il contesto sociale e culturale in cui si sono manifestate e che ne ha sancito l’eccezionalità. Si rievoca la lotta del potere contro la santità: è il caso dei martiri uccisi da sanguinari sovrani o da congiure di palazzo e poi eletti patroni dei loro popoli e dei loro regni, come ad esempio Giovanna d’Arco. Si scopre poi come talvolta la santità abbia vinto non solo l’ostilità, ma anche la tentazione del potere, come avvenne negli eredi di corone ambite e da loro abbandonate per seguire i consigli evangelici: è il caso di Elisabetta di Turingia e di Francesco Borgia. Si indaga infine tra gli intrecci di santità e potere che trovarono sintesi in una stessa persona, come nel caso di Stefano d’Ungheria o Olav di Norvegia, o ripercorrendo la vita dei santi patroni d’europa, per riscoprirli come figure ancora attuali, capaci di indicare i sentieri su cui la civiltà occidentale e il cristianesimo possono continuare la loro strada.
Leonardo lo portò con sé nel 1516 in Francia, a Cloux, dove trascorse l’ultimo periodo della sua vita, custodendolo insieme alla Gioconda e alla Madonna col Bambino e sant’Anna, tre dipinti dai quali il maestro non riusciva a separarsi e che tenne con sé fino alla morte.
Per tutto il mese sarà esposto a Roma, ospite della mostra “Il Potere e la Grazia”, visitabile gratis fino al 31 gennaio grazie all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. “La presenza a Palazzo Venezia del San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci – spiega a “L’Osservatore Romano” l’ambasciatore Antonio Zanardi Landi – costituisce un fatto di straordinaria rilevanza e rarità: la tavola, esposta al Louvre di Parigi dal 1801, è uscita dalla sua sede abituale solo in due occasioni: nel 1939 per la mostra “Leonardo da Vinci” alla Triennale di Milano e nel 1949 per la mostra “Oeuvres d’art et methodes scientifiques” presso il Musée de l’Orangerie a Parigi. È dunque la prima volta che l’ultima opera di Leonardo è visibile a Roma. Tra l’altro i visitatori della mostra “Il Potere e la Grazia” avranno l’opportunità di vedere esposti nella stessa sala le raffigurazioni del Battista di Andrea del Sarto, Tiziano e Caravaggio, oltre a quella di Leonardo. L’esposizione del San Giovanni ha costituito un’operazione di sistema particolarmente felice e di grande successo. L’iniziativa è stata infatti resa possibile dalla collaborazione tra Eni, in partnership con il Louvre, presidenza del Consiglio, ministero per i Beni culturali e degli Affari esteri, oltre che con gli altri originari organizzatori dell’esposizione aperta a Palazzo Venezia sin dal 7 ottobre scorso”.
La mostra ripercorre la storia dell’Occidente cristiano attraverso le vicende dei suoi protagonisti, la saga dell’incontro (o, spesso, dello scontro) tra potere e religione, tra civitas ed ecclesia, tra corone “terrene” e corone metastoriche.
Il binomio potere e grazia fa riferimento all’intreccio tra dinamiche religiose e dinamiche politiche, tra fenomeni liturgici e devozionali e fenomeni sociali ed etnici che accompagnano l’elevazione all’onore degli altari di un santo e la sua elezione a patrono di una comunità politica, di una nazione, di uno Stato. Storia della vicenda religiosa cristiana e storia della vicenda etnico politica dell’Europa si manifestano, in questa mostra, come costantemente congiunte e reciprocamente illuminanti.
L’attenzione di fondo su cui l’esposizione è costruita riguarda il nesso fra le esperienze religiose e il contesto sociale e culturale in cui si sono manifestate e che ne ha sancito l’eccezionalità. Si rievoca la lotta del potere contro la santità: è il caso dei martiri uccisi da sanguinari sovrani o da congiure di palazzo e poi eletti patroni dei loro popoli e dei loro regni, come ad esempio Giovanna d’Arco. Si scopre poi come talvolta la santità abbia vinto non solo l’ostilità, ma anche la tentazione del potere, come avvenne negli eredi di corone ambite e da loro abbandonate per seguire i consigli evangelici: è il caso di Elisabetta di Turingia e di Francesco Borgia. Si indaga infine tra gli intrecci di santità e potere che trovarono sintesi in una stessa persona, come nel caso di Stefano d’Ungheria o Olav di Norvegia, o ripercorrendo la vita dei santi patroni d’europa, per riscoprirli come figure ancora attuali, capaci di indicare i sentieri su cui la civiltà occidentale e il cristianesimo possono continuare la loro strada.
L’Osservatore Romano