A volte è proprio strana la Politica. E ancora di più lo è il mondo dell’informazione. E capita, ma non è la prima volta e non sarà probabilmente nemmeno l’ultima, che in uno strano mercoledì di inoltrata primavera il topolino abbia molte più attenzioni dell’elefante. Il ratto in questione è rappresentato dalle esternazioni della signora Berlusconi nei confronti del celebre consorte. L’elefante invece è la notizia, quasi dimenticata da tv e giornali (persino da quelli filo berlusconiani), della storica e definitiva approvazione del federalismo fiscale da parte del Senato, con 154 sì, 87 astenuti e 6 contrari. Sappiamo bene che non si tratta di una legge qualsiasi, ma di una riforma che si promette di cambiare radicalmente il Paese. Si sa, le vicende dell’attuale famiglia reale italiana catalizzano l’interesse di noi guardoni comuni mortali, ma non c’è solo questo. La campagna giornalistica portata avanti da molti organi di stampa, pur contenendo alcuni elementi di verità, è riuscita ad oscurare un evento epocale come quello del federalismo a vantaggio di una polemica strumentale, faziosa e senza dubbio esagerata. La questione privata è soggetta a discussioni ed opinioni, siamo tutti liberi di spettegolare sulle vicende familiari di chi ci governa ma il risvolto pubblico (e quindi politico) della vicenda è quasi pari a zero. Per pochi ma palesi motivi: chi si candida dovrà guadagnarsi duramente sul campo il seggio europeo, il Pdl non presenta certo più soubrette degli altri partiti e ultima e non meno importante considerazione: non sarebbe democratico escludere a priori un candidato solo perché ha lavorato in tv. Sono scelte, quelle delle candidature europee, che si possono non condividere ed essere sottoposte anche a dure critiche, il malumore esiste e in fondo fa tutto parte della democrazia. Ma non si può strumentalizzare l’ episodio per paragonare Berlusconi a Napoleone, all’imperatore basso, cattivo e in preda al solito delirio di onnipotenza. E’ questo l’ennesimo e patetico tentativo di un’opposizione che, sprovvista di argomenti ben più seri, prova – come fa ormai da 15 anni – a screditare chi le ha soffiato via consenso e potere.