Alla fine aveva ragione Lippi: in Georgia non sarebbe stata un passeggiata.
E infatti la vittoria arriva un po’ per caso. Merito di uno sfortunato e maldestro Kaladze. Il milanista infila, nel secondo tempo, due palloni nella porta sbagliata. Spezzando così un equilibrio che si era fatto sempre più imbarazzante.
I campioni del mondo, in testa al girone 8, affrontavano ieri a Tblisi gli ultimi della classe. L’unico scoglio? La voglia di rivalsa di Hector Cuper, vecchia conoscenza del nostro campionato. Uno in grado di portare l’Inter alla semifinale di Champions (miglior risultato degli ultimi decenni per i nerazzurri) e liquidato e dimenticato poi senza troppi convenevoli.
Ma l’allenatore argentino poco può fare con questa Georgia, che ha a disposizione solo fiato e cuore. Infatti loro corrono il doppio nella prima frazione. Invece gli azzurri aspettano. Non si sa cosa, però. Sono lenti e prevedibili. Giuseppe Rossi è poco ispirato e Iaquinta davanti si dimena in solitudine. Spicca solo Camoranesi, mentre il resto della truppa scivola continuamente su un terreno viscido.
Gli avversari controllano la gara, ma senza avere la forza o i numeri per far male.
Ed ecco che la dea bendata (assente ingiustificata in confedertion cup e nell’amichevole contro la svizzera) torna a benedire la truppa lippiana e nel giro di dieci minuti i georgiani si fanno male da soli con i due autogol del loro capitano.
Il sabato grigio-azzurro porta buone nuove e altre meno: dopo un periodo opaco sfortunato la sorte torna a girare nel verso giusto. Sembra essersi quindi spezzato un incantesimo che faceva paura. Di preoccupante, però, c’è l’incapacità dell’Italia di andare a segno. L’ultima rete, di produzione propria, risale alla sfida africana di giugno contro gli Usa. Poi digiuno totale.
Mercoledì arriva la Bulgaria, avversario ben più consistente e tecnicamente di altro livello.
E Lippi lo sa: serve una squadra diversa e un attacco degno di essere definito tale.