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Intercettazioni: è arrivato il momento di www.repubblica.ch?

Dieci Minuti. Bastano dieci minuti per far fare alle restrizioni per la stampa della legge sulle intercettazioni la fine del Duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari nel film “L’oro di Napoli”.
Dieci minuti è infatti il tempo necessario per aprirsi un sito internet presso una delle tante piattaforme di publishing messe oggi a disposizione della Rete i cui server sono sparsi, un po’ qua e un po’ la, nell’altroquando del cloud. Sono sufficienti un paio di accortezze: un indirizzo email anonimo, del tipo [email protected], intestato a John Smith o similia, e un anonimizer per rendere irrintracciabile l’IP di trasmissione dei contenuti o, meglio, un amico all’estero che provveda direttamente all’inserimento dei dati.
Un po’ più cara, ma certamente alla portata di qualsiasi testata giornalistica nazionale, il lancio di testate giornalistiche on line nel Canton Ticino, del tipo “repubblica.ch”, “libero.ch”, “corrieredellasera.ch”, “giornale.ch”, “stampa.ch”, etc. Testate che avrebbero sì l’obiettivo di informare i cittadini del Canton Ticino, ma che dovrebbero avere un’abbondante sezione “estero”. Il tutto, naturalmente, nella lingua locale che, solo per pura coincidenza, è l’italiano. In fondo basta poco: una piccola sede, un giovane direttore, un paio di redattori, il supporto tecnologico, e si può partire.
Incurante di tutto questo, il Parlamento sta varando norme severe e molto restrittive con l’obiettivo di limitare la pubblicazione di atti processuali e intercettazioni. Sarebbe bastato poco, veramente poco, per risolvere il problema chiudendo il rubinetto delle intercettazioni e degli atti giudiziari evitando i vincoli alla stampa, solo un minimo di competenza in sicurezza informatica. Al contrario, l’output dei lavori della Commissione sembra un tipico frutto del digital divide parlamentare, quel non voler prendere atto che se il Paese è governato dalle leggi emanate dal Parlamento, tutto ciò che passa per la Rete no. La Rete è come l’acqua: se metti una diga… può sempre piovere.
Nulla, proprio nulla, possono le leggi di uno Stato a impedire che una testata di un altro Stato, pubblichi nel suo Paese quello che desidera, pur nei limiti della deontologia professionale. Nella preistoria dell’informazione, solo 15 anni fa, l’informazione sarebbe comunque rimasta confinata nei pochi giornali stranieri che pubblicano notizie inerenti al nostro Paese, all’estero e in un’altra lingua. Oggi, al contrario, chiunque può accedere ai siti internet delle testate estere e leggere notizie sul nostro Paese. “El Pais publica en exclusiva las imágenes censuradas en Italia tras una denuncia del primer ministro” è ancora in Rete.
Parafrasando, oggi Humphrey Bogart, nei panni del giornalista Ed Hutchinson, al politico che urla la sua impotenza al telefono mentre l’articolo che lo rovinerà va in stampa, direbbe  “E’ la Rete bellezza, e tu non ci puoi fare niente. Niente”.

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