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Il Papa ricorda il suo maestro, Erik Peterson

“Non ha mai trovato un vero posto in tutta la sua vita, dove poter ottenere riconoscimento e stabile dimora. E proprio la precarietà della sua esistenza (acuita dalla perdita dell’insegnamento dopo la sua conversione al cattolicesimo) ha determinato il fatto che molte delle cose da lui pensate e scritte siano rimase frammentarie”.È la riflessione di Benedetto XVI sul teologo tedesco Erik Peterson (1890-1960), riportata dall’Osservatore Romano. All’opera di Peterson è dedicato il convegno in corso in questi giorni a Roma, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte. I partecipanti all’incontro sono stati ricevuti questa mattina in udienza dal Papa nella Sala Clementina. Per il Santo Padre, la vita di Peterson può essere riassunta in un passaggio della Lettera agli Ebrei (13,14): “Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura”. Secondo il Pontefice, “particolarmente prezioso” è stato e “continua a essere l’impegno di quanti stanno lavorando all’edizione della sua opera e alla sua traduzione in varie lingue (italiano, francese, spagnolo, inglese, ungherese e perfino cinese)”. Si tratta di “un’opera nella quale emerge chiaramente come il suo pensiero non si ferma mai ai dettagli, ma sa contemplare sempre l’insieme della teologia”. Erik Peterson Grandjean (Amburgo, 7 giugno 1890 – Amburgo, 26 ottobre 1960) è stato un noto teologo e scrittore cattolico. È sepolto a Roma, nel Cimitero del Verano. Questo teologo originariamente evangelico, ma convertito nel 1930 alla fede cattolica, durante la sua vita rimase certamente in una posizione marginale, secondo l’esempio di Søren Kierkegaard, e rimase condannato per un lungo periodo dopo la sua morte ad essere unicamente una referenza ignota ai più. Solo con il lavoro di recupero del suo ponderoso lascito, conservato a Torino, si è reso palese il considerevole influsso che questo pioniere esercitò, oltre che sull’attuale pontefice, su teologi come Karl Barth, Ernst Käsemann, Heinrich Schlier e sulla teologia francese (Jacques Maritain, Jean Daniélou, Yves Congar e altri). I suoi saggi più famosi si concentrano in una maniera particolarmente rilevante e fruttuosa sulla tensione dialettica tra la teologia e le moderne scienze umane. Gli scritti di Peterson furono a suo tempo e continuano ad essere tradotti in italiano, francese, spagnolo e inglese. Dal 1932 al 1948 collaborò con la rivista Ephemerides Liturgicae con importanti interventi in campo teologico.
 

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