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Il lento declino dell’ultimo leader

Quello che poteva essere e invece non è stato. Colui che doveva guidare la riscossa antiberlusconiana alla fine è stato schiacciato paradossalmente dal suo stesso fascino mediatico.
Carismatico, dicevano. Con un’intelligenza quasi sovraumana, mormoravano altri.
La leggenda di Massimo D’Alema, tra gli uomini più rappresentativi della Seconda Repubblica, si sta lentamente consumando proprio a causa delle eccessive aspettative che ha prodotto.
A conti fatti, il famoso e tanto annunciato colpo di reni di “baffino” non si è mai visto. Anche a destra, fino a qualche tempo fa, era palese una certa soggezione nei confronti di quel leader, capace poi chissà di quale cosa. Ma che cosa, appunto, non si sa.
La realtà dell’ultimo quindicennio ha puntualmente deluso le premesse. I tempi d’oro sono durati poco (la sostituzione di Prodi al Governo nel ’98) e finiti peggio. Con la memorabile batosta delle regionali 2000 e le conseguenti inevitabili dimissioni. Da allora “superbaffo” è rimasto dietro le quinte, sempre alle spalle di chi invece ci ha messo la faccia e ha provato a contrastare l’egemonia politica del berlusca. Il mezzo anonimato ha favorito la circolazione ininterrotta di voci inquietanti che volevano un potentissimo D’Alema, burattinaio dell’intera sinistra italiana. Ma le cronache politiche del 2006 hanno poi svelato il grande inganno: l’ex premier è stato costretto, in pochi giorni, a rinunciare alla Presidenza della Repubblica prima e a quella della Camera dopo. Sovrastato da Napolitano e Bertinotti. Sono rimasti gli Esteri. Troppo poco, però,  per tornare davvero a sognare. E prendere le distanze da un governo, quello del secondo Prodi, con la popolarità e il morale sotto i piedi.
Il vecchio grande leader ha dovuto poi ingoiare inerte altri due amarissimi bocconi: le incoronazioni di rivali come Veltroni e Franceschini. Ora al partito dovrebbe pensarci Bersani, tra l’altro dato per sfavorito nella sfida contro l’ex Dc. Mentre lui si lascia andare a dichiarazioni del tipo: l’Italia è a rischio nazismo. Oppure, rivolto al Pd: tenetevi pronti, il governo Berlusconi potrebbe presto cadere.
Se ascolti in giro ti dicono che questa di D’Alema è solo una ben studiata strategia mediatica e politica, che porterà chissà quali frutti. Visti i precedenti, però, sarebbe meglio evitare di alimentare, anche adesso, inutili mitologie. Il suo appeal obbliga tutti a considerarlo un leader. Ma il suo lento e inevitabile declino, pensandoci bene, parte da molto lontano.

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